Se gli esami cui il paziente è stato sottoposto confermano la presenza di un tumore della laringe, è spesso necessario approfondire gli accertamenti per verificare se la malattia si è diffusa. Questo processo prende il nome di stadiazione. Dal suo risultato dipende la scelta del trattamento più indicato per il paziente. In alcune situazioni, questi stessi accertamenti possono essere ripetuti durante e dopo il trattamento per controllare l’andamento della malattia e gli effetti della terapia. Gli esami di diagnostica per immagini, quali la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica, risultano utili a completamento degli esami strumentali, soprattutto nei casi di malattia avanzata.

Tomografia computerizzata (TC)

È una tecnica radiologica che, partendo da tante inquadrature sequenziali dello stesso organo su piani successivi, produce delle immagini che, opportunamente elaborate da un computer, danno il quadro dettagliato delle strutture interne dell’organo esaminato.

Prevede la somministrazione di una piccola quantità di mezzo di contrasto a base di iodio per una migliore visualizzazione. Se si è allergici allo iodio o si soffre di asma non controllata, l’esame è preceduto da una breve preparazione a base di cortisone e antistaminici. È importante che i soggetti allergici informino preventivamente il medico per effettuare una terapia desensibilizzante volta a evitare il rischio di reazione al mezzo di contrasto.

La TC è di per sé indolore, ma è indispensabile rimanere sdraiati e immobili per qualche minuto. Di solito è consigliabile non mangiare né bere per almeno sei ore prima di sottoporsi all’esame.

Tomografia a emissione di positroni (PET-TC)

È una tecnica diagnostica molto sofisticata che combina la tomografia computerizzata (TC, vedi sopra) tradizionale con la tomografia a emissione di positroni (PET), che utilizza una bassa dose di zucchero radioattivo per misurare l’attività delle cellule nelle diverse parti del corpo. La PET fornisce informazioni di tipo funzionale, permettendo di visualizzare le aree ‘metabolicamente attive’, che, come tali, sono sospette per la presenza di cellule tumorali. La PET evidenzia anche lesioni sospette a carico dei linfonodi o degli organi a distanza.

Prevede la somministrazione in una vena (del braccio) di una piccola quantità di sostanza moderatamente radioattiva. L’esame vero e proprio inizia dopo circa un’ora e richiede mediamente 30-90 minuti. Di solito è consigliabile non mangiare per almeno sei ore prima dell’esame, ma è consentito bere acqua non zuccherata.

Si esegue anche nella fase dei controlli dopo le terapie per valutarne l’efficacia e stabilire se eventuali ‘masse’ residue contengono cellule tumorali.

Risonanza magnetica nucleare (RMN)

Questa metodica è simile alla TC (vedi sopra), ma a differenza di questa sfrutta i campi magnetici, invece dei raggi X, per ottenere immagini dettagliate delle strutture interne del corpo. La macchina è costituita da un magnete molto potente. Per tale motivo è necessario compilare e firmare un apposito modulo nel quale si richiede, tra l’altro, se si è portatori di pacemaker, clip chirurgiche, protesi, ecc. È altresì indispensabile dichiarare se si è lavorato nell’industria metallurgica poiché frammenti minuscoli di metalli potrebbero annidarsi nell’organismo. Se la presenza di qualunque corpo metallico sconsiglia l’esecuzione della RMN, si esegue un’altra procedura diagnostica. In alcuni casi si somministra un mezzo di contrasto per endovena, ma ciò di solito non provoca alcun fastidio.

La RMN è di per sé indolore, ma è necessario rimanere sdraiati e immobili per circa 30 minuti all’interno di un cilindro lungo e angusto, la qual cosa potrebbe dare fastidio a coloro che soffrono di claustrofobia. Durante l’esame si avverte inoltre un rumore di fondo intermittente e per alcuni fastidioso, che può essere evitato con l’utilizzo di apposite cuffie insonorizzate. L’esame viene generalmente utilizzato per lo studio dei tumori del distretto testa-collo per il maggiore potere di risoluzione rispetto alla TC.

A integrazione degli esami strumentali e in vista di un eventuale intervento chirurgico ricostruttivo potrebbe essere utile anche una visita pneumologica, soprattutto quando è nota la diagnosi di broncopneumopatia cronica ostruttiva che espone il paziente a rischio di sviluppare una polmonite da inalazione.

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