Come già accennato, il paziente appena laringectomizzato non è più in grado di esternare con le parole pensieri ed emozioni.  Purtroppo, d’ora in poi sia il riso che il pianto saranno muti, silenziosi.

Occorre, comunque, mettere da parte l’ansia di parlare e, soprattutto, bisogna evitare di bisbigliare. È l’errore più grave che un laringectomizzato possa commettere; questo comportamento, infatti, porta ad assumere un modo di parlare scorretto - la parlata a ‘paperino’ - che nella fase di riabilitazione alla parola crea notevoli impedimenti.

In questa fase è molto importante focalizzare il pensiero sul fatto che è stata risolta una grave malattia e che, d’ora in avanti, sarà possibile proseguire la propria vita come prima. Quindi è bene comunicare scrivendo, in attesa di iniziare la fase di apprendimento della nuova voce, sia essa esofagea o faringea, in base alle inclinazioni personali di ciascuno.

Può essere molto utile anche il supporto di persone ‘che ci sono già passate’ o che stanno affrontando lo stesso percorso, sia in semplici colloqui individuali sia nell’ambito di gruppi di auto-mutuo-aiuto. È proprio tra i passaggi della diagnosi, dell’intervento chirurgico, della degenza ospedaliera e del ritorno a casa che s’inserisce la figu a e il ruolo dei volontari maestri rieducatori di AILAR (Associazione italiana laringectomizzati), che da oltre settant’anni assiste e supporta i pazienti affetti da tumori del distretto testa-collo. I maestri rieducatori di Ailar sono ex pazienti e buoni parlatori, attivi e protagonisti nelle loro molteplici vesti di testimoni e so-stenitori della possibilità di tornare a parlare anche dopo l’asportazione della laringe e di riprendere il proprio posto nella vita lavorativa, affettiva e relazionale.

Nella fase postoperatoria può essere molto utile la app “La mia voce” (scaricabile da Apple store e Google Play) da installare sul proprio telefonino. Dotata della tecnologia text-to-speech, aiuta a pronunciare le parole che si scrivono e alcune preimpostate.

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