Le modalità di intervento chirurgico per i tumori della laringe dipendono dalla porzione di laringe interessata e dallo stadio del tumorestadio del tumore, nonché dalle condizioni generali del paziente. L’estensione dell’intervento chirurgico dipende dalla fase della malattia alla diagnosi: se è iniziale, l’intervento può essere conservativo, consentendo di preservare le funzioni della laringe (fonazione, respirazione e deglutizione); se è avanzata, la laringe deve essere asportata parzialmente o completamente.

Nei tumori in stadio iniziale, l’asportazione della lesione può essere eseguita per via endoscopica, una tecnica disponibile nei centri di alta specializzazione. In realtà, l’evoluzione delle tecniche chirurgiche degli ultimi anni consente di intervenire conservativamente anche per lesioni estese, lasciando l’asportazione totale della laringe, comprese le corde vocali, come ultima opzione. 

Chirurgia per i tumori in stadio iniziale

Le tecniche chirurgiche più diffuse sono le seguenti:

Resezione transorale: si esegue in anestesia generale e richiede un breve ricovero in ospedale. Il chirurgo introduce attraverso la bocca un endoscopio, un tubo sottile e flessibile dotato di videocamera e di apparato illuminante, e lo fa scorrere fino alla laringe. La videocamera trasmette le immagini a un computer che le riproduce su un monitor. In questo modo il chirurgo può visualizzare chiaramente il tumore e guidare strumenti miniaturizzati per asportarlo. Questa tecnica non lascia cicatrici, riduce il rischio di effetti collaterali, come le difficoltà di deglutizione, e accelera i tempi di recupero.

Resezione transorale con laser CO2: tecnica mininvasiva che consente al chirurgo di orientare sul tumore un raggio laser per rimuoverlo con un piccolo margine di tessuto sano circostante in modo da essere certo di aver asportato tutte le cellule tumorali. Il laser può essere usato per arrestare ogni sanguinamento durante l’intervento. Questa tecnica causa meno problemi di deglutizione e fonazione rispetto alla chirurgia tradizionale; è riservata ai tumori iniziali localizzati nella porzione glottica e sovraglottica; richiede l’esecuzione di una tracheotomia temporanea e l’applicazione di un sondino nasogastrico per la nutrizione per 7-10 giorni.

Chirurgia robotica transorale (TORS): tecnica mininvasiva che si esegue con l’ausilio di un apposito robot che tiene in mano gli strumenti che il chirurgo controlla mentre è seduto alla sua console, lontano dal paziente. Le braccia del robot consentono al chirurgo di approcciare strutture anatomiche difficili da raggiungere, che diversamente richiederebbero interventi più invasivi, con più rischi per il paziente e più problemi nella fase di recupero. Il vantaggio è la riduzione del dolore postoperatorio, della durata della degenza e delle complicanze.

Dopo un intervento di resezione transorale il paziente può avvertire dolore, che viene trattato con la somministrazione di antidolorifici, e avere difficoltà a deglutire per un paio di giorni. Se l’intervento ha interessato una corda vocale, è possibile che la voce sia rauca. Per questo il medico chiede al paziente di non sforzarsi a parlare per qualche giorno. In alcuni casi, il cambiamento della voce può essere permanente. In tal caso, il logopedista può fornire consigli e supporto al paziente.

In casi rari, la resezione transorale può avere come effetti collaterali sanguinamento, infezione, danno ai denti.

Chirurgia per i tumori in stadio avanzato

Le tecniche chirurgiche più diffuse sono le seguenti:

Laringectomia parziale: intervento tramite il quale il chirurgo rimuove solo la parte di laringe interessata dal tumore. Può essere eseguita per via endoscopica oppure con un intervento tradizionale con incisione del collo. Nonostante la conservazione di una parte della laringe, il paziente può comunque avere voce rauca e difficoltà a parlare o deglutire. Prima dell’intervento il chirurgo e il logopedista spiegheranno al paziente dettagliatamente le modalità e le conseguenze dell’intervento.

Laringectomia totale: intervento tramite il quale il chirurgo asporta tutta la laringe, incluse le corde vocali, ed eventualmente anche i linfonodi del collo (su uno o su entrambi i lati). Si tratta, dunque, di una mutilazione importante, con conseguente perdita di alcune funzioni. In seguito all’eliminazione del collegamento tra bocca, naso e polmoni, il paziente è costretto a respirare e parlare in modo diverso: per respirare è confezionata una tracheostomia permanente, mentre per parlare, non avendo più le corde vocali che producono la voce, deve usare altri modi per comunicare; ad esempio, si può imparare a parlare con una ‘voce sostitutiva’, riuscendo comunque a farsi capire. L’intervento non ha, invece, alcun effetto sul collegamento tra la gola e l’esofago, per cui il paziente non ha difficoltà a deglutire liquidi e cibi, anche se nei primi giorni dopo l’intervento l’alimentazione è basata su cibi morbidi.

La tracheostomia permanente, il cui confezionamento è previsto durante la laringectomia totale, consiste nel praticare nella trachea, alla base del collo, un foro (stoma), attraverso il quale viene introdotta una cannula, per consentire al paziente di respirare. La cannula può essere rimossa entro un periodo più o meno breve, dopodiché lo stoma rimane di solito aperto senza problemi.

L’idea di uno stoma permanente può far paura, ma il paziente deve sapere che avrà tutto l’aiuto possibile dall’équipe di cura. Dopo l’intervento, gli viene insegnato come prendersi cura dello stoma, come proteggerlo per evitare infezioni, quali attività richiedono attenzione e quali è preferibile evitare, come gestire la cannula.

In alcuni casi, la laringectomia totale è seguita da radioterapia, talvolta associata a chemioterapia.

Dopo l’intervento

Il paziente viene normalmente condotto in reparto e incoraggiato ad alzarsi e a camminare quanto prima possibile.

Nei primi giorni del postoperatorio è normale accusare dolore o fastidio intorno alla ferita, che possono persistere per qualche settimana. Per controllare il dolore, saranno somministrati dei farmaci analgesici (di solito per via endovenosa). Se il dolore non si placa, il paziente deve informare al più presto l’ infermiere che lo assiste, o il medico curante se è già stato dimesso, in modo che possano essergli prescritti analgesici più efficaci e/o eventuali accertamenti del caso.

All’atto delle dimissioni viene fissato l’appuntamento per la visita di controllo. In tale occasione i medici informano il paziente sulla diagnosi, sullo stadio del tumore e sull’eventuale necessità di ulteriori trattamenti. È questo il momento giusto per discutere di eventuali problemi insorti dopo l’intervento, delle terapie cui dovrà sottoporsi e degli eventuali effetti collaterali.

Anche senza laringe e corde vocali è possibile tornare a parlare utilizzando tecniche alternative di emissione del suono ricorrendo a uno specifico addestramento (logoterapia) o all’impiego di speciali apparecchi (protesi fonatorie).

A seconda del tipo di intervento adottato, delle necessità di riabilitazione postoperatoria e delle condizioni generali, è possibile che il paziente necessiti di una terapia riabilitativa della deglutizione, come avviene spesso se l’intervento è stato conservativo. Qualora si renda necessario l’utilizzo di una protesi fonatoria, il paziente è indirizzato dal logopedista per essere seguito in quest’ambito.

Se l’intervento ha comportato l’asportazione dei linfonodi del collo, il sacrificio di strutture muscolari, vascolari e nervose, può essere talvolta necessaria una riabilitazione motoria.

Una volta a casa, il paziente deve riguardarsi per un po’ di tempo, riposare per recuperare le energie fisiche e mentali e seguire una dieta bilanciata. Avere cura di sé vuol dire anche evitare un’attività fisica stressante o sforzi fisici eccessivi (ad esempio sollevare pesi) per il tempo necessario alla ripresa.

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