È importante sapere che il trattamento dipende dalla localizzazione, ossia dalla porzione di laringe interessata, e dallo stadio del tumore, come anche dalle condizioni generali del paziente.

Per la maggior parte dei pazienti, lo scopo del trattamento è rimuovere il tumore o provocare la morte delle cellule tumorali in modo da ridurre le probabilità che il tumore si ripresenti.

Per offrire al paziente le migliori probabilità di cura e la migliore conservazione delle funzioni laringee, la chirurgia, la radioterapia e, nei casi più avanzati, la chemioradioterapia possono essere impiegate sia singolarmente sia in combinazione.

Il trattamento di un tumore della laringe può compromettere parzialmente o completamente alcune funzioni, tra cui la voce, la deglutizione e la nutrizione.

Se il medico ritiene che durante il trattamento il paziente potrebbe avere difficoltà a deglutire e quindi ad alimentarsi, soprattutto per un lungo periodo, può proporgli di alimentarsi temporaneamente tramite un sondino, nello specifico un sondino nasogastrico, che viene introdotto dal naso fino allo stomaco tramite gastrostomia endoscopica percutanea (PEG) o gastrostomia percutanea sotto controllo radiologico (RIG) oppure chirurgicamente. È sempre il medico che ha in carico il paziente a stabilire se è necessario un supporto nutrizionale ed eventualmente di quale tipo. Il supporto nutrizionale è rimosso nel momento in cui il paziente è in grado di mangiare e bere in modo abbastanza normale per bocca. Se il paziente fa ritorno a casa con il sondino, i familiari ricevono istruzioni per l’igiene e la manutenzione.

Pianificazione del trattamento

Un’équipe composta da vari specialisti - tra cui un chirurgo specializzato nel trattamento dei tumori della laringe, un oncologo, un radioterapista, un radiologo, un medico specialista in medicina nucleare, un anatomo-patologo, un nutrizionista o un esperto di nutrizione clinica, un infermiere specializzato nel trattamento dei pazienti con tumore del distretto testa-collo, un fisioterapista e uno psicologo – elabora il piano di trattamento tenendo conto di vari fattori quali l’età e le condizioni generali del paziente, il tipo e lo stadio del tumore.

È bene assicurarsi di avere ricevuto tutte le informazioni sui diversi trattamenti proposti, che cosa comporta ognuno di essi e quali sono gli effetti collaterali. Potrebbe essere utile discutere dei pro e contro di ogni trattamento con i singoli specialisti o con l’oncologo di riferimento. Certamente, anche il medico di famiglia, che conosce bene il paziente e il suo contesto familiare, può partecipare alla scelta.

Il consenso informato

Prima di procedere a qualunque trattamento il medico ha il dovere di informare il paziente spiegandogli dettagliatamente lo scopo, il tipo, le modalità e la durata del trattamento consigliato; i suoi vantaggi e svantaggi, i rischi e gli effetti collaterali; eventuali alternative terapeutiche disponibili.  Quindi, chiede al paziente di firmare un apposito modulo di consenso, con il quale autorizza il personale sanitario ad attuare tutte le procedure necessarie. Nessun trattamento può essere attuato senza il consenso del paziente.

Se le informazioni ricevute non sono chiare, il paziente ha il diritto di chiedere che siano ripetute e chiarite, perché è importante che abbia la consapevolezza di come il trattamento viene effettuato e di quali conseguenze avrà. Se ritiene di non essere in grado di decidere subito, può sempre chiedere che gli sia lasciato altro tempo per riflettere.

Il paziente ha anche il diritto di rifiutare il trattamento senza dover fornire alcuna spiegazione. In questo caso il medico gli spiega quali conseguenze potrebbe avere tale decisione, di cui si prende comunque nota nella documentazione clinica.

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