Nonostante gli enormi progressi compiuti dalla ricerca, soprattutto negli ultimi anni, che hanno portato a terapie altamente tecnologiche in grado di avere un’azione mirata sulle cellule neoplastiche, i trattamenti antitumorali continuano ad avere degli effetti indesiderati. Tra questi, quelli che alterano la struttura della cute, delle unghie e dei capelli (che non sono oggetto di questo libretto) si ripercuotono con vari livelli di intensità e gravità sulla vita quotidiana, con risvolti a livello fisico, estetico e psicologico. I cambiamenti a livello cutaneo sono fonte di grande disagio e influiscono sulla condizione psicologica e sui rapporti sociali. Le reazioni cutanee possono essere a volte talmente fastidiose da interferire anche con il normale svolgimento delle attività quotidiane quali lavarsi o vestirsi, o da compromettere l’aderenza al percorso terapeutico.

Il momento della diagnosi può avere effetti psicologicamente devastanti sul paziente e sui suoi familiari o amici, che tendono a  tenere riservata la notizia, per non essere commiserati o trattati da malati. Le alterazioni della pelle e delle unghie causate dai trattamenti antitumorali rendono evidente agli altri una storia di malattia che non sempre il paziente vuole raccontare, quantomeno non con tutti quelli che incontra. Come la diagnosi, possono avere un effetto sconvolgente sulla percezione che il paziente ha di sé, sulla sua immagine corporea, ma anche sul modo in cui gli altri lo vedono.

Le alterazioni della pelle e delle unghie possono avere un impatto negativo su tutti i pazienti oncologici, a prescindere dal sesso e dall’età, ma per diversi motivi sono spesso le donne e i giovani a risentire di più dei cambiamenti del proprio aspetto. L’alterazione dell’immagine corporea può essere accompagnata da sentimenti di vergogna, bassa autostima o comportamenti di rifiuto della vita sociale. Spesso, anche a trattamenti conclusi, la lenta risoluzione degli effetti sulla pelle e sulle unghie rallenta la percezione di guarigione e di benessere. Per alcuni, la percezione negativa legata alla propria immagine corporea persiste anche una volta terminati i trattamenti.

Pertanto, prendersi cura della pelle, delle unghie e in generale del proprio aspetto ha dei benefici anche a livello psicologico: dedicare a se stessi quei pochi minuti al giorno per coccolarsi massaggiando il prodotto giusto sul viso o su tutto il corpo, curare il proprio look camuffando le occhiaie o ridonando luminosità al volto semplicemente applicando il rossetto giusto o un tocco di fard ha effetti positivi su tutta la persona, fa sentire più sicuri, accresce l’autostima, migliora i rapporti sociali.

Consigli pratici per gestire i risvolti psicologici

  • Confidare i propri sentimenti a una persona cara che si ritiene sia in grado di comprendere quello che si prova. Parlando con qualcuno di quello che ci accade si può scoprire che l’altro ha punti di vista diversi sulla situazione o non prova i sentimenti e i pensieri che noi gli attribuiamo.
  • Non temere di parlare delle proprie paure, perché non condividendole con gli altri si ingigantiscono. A volte proiettiamo all’esterno le nostre paure: i giudizi che temiamo di ricevere dagli altri sono proprio quelli che stiamo rivolgendo a noi stessi.
  • Confrontarsi con altri pazienti. Le sale di aspetto degli ospedali, le sedi di associazioni di pazienti e volontari o gli eventi che queste organizzano, le pagine dei rispettivi forum e social network sono tutti posti in cui è possibile incontrare persone che vivono una situazione analoga o che ‘ci sono già passate’. Avendo attraversato o attraversando lo stesso percorso, possono offrire comprensione e far sentire ‘accolti’, oltre a fornire consigli pratici.
  • Verificare se nell’ospedale di riferimento sono in corso iniziative dedicate alla cosmetica e all’estetica per i per i pazienti oncologici. Spesso queste iniziative sono proposte con continuità dalle associazioni di volontariato.
  • Parlare con un professionista (psicologo, psiconcologo o psicoterapeuta) per ricevere supporto nel processo di elaborazione del percorso di malattia, dedicando la giusta attenzione all’impatto psicologico delle alterazioni della cute e delle unghie.
  • Per familiari e amici: ricordare che la cosa più importante non è ciò che diciamo, ma come ascoltiamo: aiutare la persona malata a inquadrare la situazione nella giusta prospettiva e ad avere un riscontro realistico su quello che accade. Ascoltare che cosa la preoccupa e come si sente; aiutarla a ottenere le informazioni utili e necessarie ad affrontare la circostanza.

Per approfondire

Maggiori informazioni su come parlare con un malato di tumore sono disponibili nel libretto Non so cosa dire.

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