Una volta completati tutti gli accertamenti clinici, salvo casi particolari, la resezione endoscopica rappresenta il primo approccio terapeutico ed è indispensabile per fornire all’urologo le informazioni necessarie per la scelta del trattamento successivo più adeguato per il paziente.
Quest’intervento ha lo scopo di asportare il tumore, totalmente o più spesso in parte, per consentire all’anatomo-patologo di stabilirne il tipo istologico, il grado di malignità (grading) e l’entità della penetrazione nello spessore della parete vescicale. Si effettua in regime di ricovero ospedaliero, generalmente in anestesia spinale. L’urologo introduce in vescica, attraverso l’uretra, uno strumento rigido chiamato resettore che consente di visualizzare il tumore e di ridurlo in tanti frammenti che vengono poi prelevati e inviati all’anatomo-patologo. L’intervento è in genere ben tollerato, anche se non totalmente esente da complicanze quali il sanguinamento vescicale o la comparsa di dolore addominale. Al paziente può essere applicato un catetere vescicale che manterrà per 2-3 giorni, dopodiché può essere dimesso. Eventuali disturbi residui sono di modesta entità e si risolvono spontaneamente in breve tempo.