Solitamente l’iter diagnostico comincia dal medico di famiglia, che visita il paziente e gli fa domande sulla sua storia familiare e sulle sue condizioni generali. Quindi può prescrivere alcuni esami, partendo dalle analisi delle urine per accertare l’eventuale presenza di sangue invisibile oppure, in presenza di ematuria, per verificare se questa sia dovuta ad altre ragioni, per esempio un’infezione.  

Sulla base del risultato della visita e dell’analisi delle urine, il medico di famiglia può consigliare di consultare un urologo per una più approfondita valutazione ed eventuale esecuzione di ulteriori esami miranti a diagnosticare la presenza di un tumore della vescica e a fornire informazioni preliminari sul tipo di intervento da attuare.

Gli accertamenti iniziali includono:

Esame citologico delle urine: consiste nella ricerca di cellule tumorali nelle urine. Solitamente si esegue su tre campioni di urina raccolti in giorni consecutivi.

Ecografia: tecnica diagnostica che impiega gli ultrasuoni per visualizzare le strutture interne di una regione corporea, in questo caso degli organi delle vie urinarie. Si esegue in ambulatorio, è indolore, richiede circa 15-20 minuti ed è facilmente ripetibile. Prima dell’esame si deve bere molto in modo che la vescica sia piena e quindi più facile da visualizzare. Dopo aver sistemato il paziente nella corretta posizione sul lettino, l’urologo distribuisce sull’addome un apposito gel, quindi, fa scorrere sulla regione un piccolo strumento che emette gli ultrasuoni. Le rifrazioni degli ultrasuoni sono convertite in immagini per mezzo di un computer.

È un esame molto affidabile e in grado di identificare anche tumori di piccole dimensioni.

Nel caso in cui l’esame citologico e l’ecografia facciano sospettare la presenza di un tumore vescicale, la conferma può venire dalla visualizzazione diretta del tumore attraverso la cistoscopia.

Cistoscopia: esame permette di visualizzare dall’interno la vescica e l’uretra per mezzo di un cistoscopio. Questo strumento può essere rigido o flessibile, ma quest’ultimo è il più usato in quanto minimamente traumatico.

L’urologo (o l’infermiere) applica un gel anestetico sull’apertura dell’uretra allo scopo di rendere meno fastidiosa la procedura. L’urologo fa quindi scorrere delicatamente il cistoscopio attraverso l’uretra fino a raggiungere la vescica. La luce emessa dal cistoscopio consente di visualizzare molto bene la mucosa che riveste la vescica e l’uretra. L’esame si esegue ambulatorialmente, di solito in anestesia locale, e dura solo pochi minuti. La procedura può risultare fastidiosa, ma non è dolorosa. Nei giorni successivi è possibile avvertire una sensazione di bruciore o un lieve dolore all’atto della minzione, come pure rilevare la presenza di tracce o piccoli grumi di sangue nelle urine. Questi sintomi dovrebbero, però, scomparire nel giro di un paio di giorni. In caso contrario occorre informare l’urologo.

Cistoscopia a fluorescenza con luce blu: esame che richiede l’instillazione nella vescica, mediante un sottile catetere, di un farmaco contenente sostanze fluorescenti che vengono assorbite specificamente dalle cellule tumorali. In conseguenza di ciò, assumono un colore rosa e sono quindi più facilmente individuabili sotto la particolare luce di colore blu utilizzata per l’esame. L’urologo può quindi visualizzarle e studiarle più chiaramente.

Questa tecnica è particolarmente utile allo scopo di accrescere l’accuratezza della diagnosi nel caso di tumori di piccole dimensioni e di tumori piatti.

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