L’intervento chirurgico è spesso l’unico trattamento necessario per raggiungere una possibile guarigione. Il tipo di intervento più appropriato nel singolo caso è scelto dal chirurgo tenendo conto delle dimensioni del tumore e dell’eventuale presenza di metastasi in altri organi, delle condizioni generali di salute e dell’età. È molto importante discutere tutti i dettagli dell’intervento con il chirurgo, facendovi spiegare tutto ciò che non è chiaro prima dell’operazione.

Nefrectomia. È l’intervento di asportazione, parziale o radicale, del rene. L’estensione dell’intervento dipende dalla localizzazione e delle dimensioni del tumore. Nella nefrectomia parziale il chirurgo si limita a rimuovere il tumore e una piccola parte di rene sano adiacente ad esso per garantire la completa eradicazione della malattia e al tempo stesso la migliore funzionalità renale residua. Quest’intervento è oggi il trattamento standard per i tumori di stadio T1 (vedi Stadiazione e grading). Con quest’intervento, il chirurgo asporta il rene, la capsula adiposa che lo avvolge e a volte il surrene. Quando la malattia è avanzata, il chirurgo può decidere di rimuovere i linfonodi adiacenti al rene per controllare se contengono cellule tumorali.

Se l’esperienza del chirurgo lo consente, la nefrectomia radicale si esegue oggi quasi sempre per via laparoscopica e meglio robotica, altrimenti in maniera tradizionale (a cielo aperto) praticando l’incisione sul fianco o su una linea mediana.

È possibile condurre una vita assolutamente normale anche con un rene solo in quanto il rene residuo è in grado di svolgere la funzione che condivideva con il rene malato. Tuttavia, l’asportazione di un rene è pur sempre un intervento importante e per questo deve essere affrontato nelle migliori condizioni fisiche.


Chirurgia laparoscopica.
 Si basa sull’uso del laparoscopio, un tubo sottile flessibile che consente al chirurgo di osservare da vicino le strutture dell’addome e di intervenire sul tumore praticando sulla parete addominale alcune piccole incisioni (di solito 4 o 5), attraverso le quali vengono introdotti gli strumenti operativi del chirurgo e la telecamera manovrata dall’aiuto. Questa tecnica chirurgica ha il vantaggio di lasciare cicatrici molto piccole e, quindi, di avere tempi di recupero abbastanza brevi.

Chirurgia robotica. Come nella chirurgia laparoscopica, il chirurgo pratica nell’addome alcune piccole incisioni (di solito 4 o 5) attraverso le quali vengono introdotti la telecamera e gli strumenti operativi e la telecamera. Tuttavia, a differenza di quanto avviene nella chirurgia laparoscopica, gli strumenti e la telecamera sono manovrati da un robot che viene guidato dal chirurgo che opera su una consolle a distanza. La chirurgia robotica offre grandi vantaggi rispetto alla chirurgia tradizionale e a quella laparoscopica: un ingrandimento ottico di 2,5 volte rispetto alla vista normale, la possibilità per il chirurgo di muovere personalmente la telecamera senza che questa sia guidata da un’altra persona; la possibilità di eseguire con le mani, dalla consolle, oltre 400 movimenti, consentendo in quanto modo di eseguire un intervento di alta precisione con una perdita di sangue molto contenuta. La chirurgia robotica è oggi la tecnica più utilizzata per i tumori del rene, sia per l’intervento parziale che per quello radicale.

Embolizzazione
Questa procedura consente di bloccare l’afflusso di sangue al tumore. Si utilizza soltanto in caso di emorragie gravi in pazienti inoperabili. Il radiologo interventista inserisce nell’arteria femorale, a livello inguinale, un catetere e, sotto controllo radiografico, lo spinge delicatamente verso l’alto, lungo le arterie iliache e l’aorta fino a introdurne l’estremità all’interno dell’arteria che alimenta direttamente il rene. Attraverso il catetere inietta, quindi, una sostanza che blocca l’afflusso di sangue al tumore.

 

Il trattamento dei tumori in stadio avanzato

Le metastasi si formano allorché alcune cellule neoplastiche si staccano dal tumore primitivo e si diffondono attraverso i vasi sanguigni o linfatici, raggiungendo altri organi, dove si annidano e possono crescere, formando così un nuovo tumore (si parla per questo di tumore secondario).

Anche se sono già presenti metastasi, nella maggior parte dei carcinoma renale, è possibile valutare l’asportazione del rene compromesso dal tumore, in quanto la rimozione dell’organo malato potrebbe alleviare i sintomi, migliorando quindi la qualità della vita. Mentre in passato quest’intervento veniva effettuato subito e ogni qual volta fosse possibile, oggi si tende a riservarlo solo ai pazienti in buone condizioni generali e solo dopo aver raggiunto, con un’opportuna terapia medica, il controllo della malattia.

In alcuni casi la chirurgia può essere considerata per rimuovere le metastasi formatesi a distanza in altre parti dell’organismo. Questa decisione presuppone un’accurata valutazione dello stato di salute del paziente, della sede e del numero delle metastasi, del tempo della loro insorgenza (al momento della diagnosi o come ripresa della malattia). L’obiettivo, in questi casi, è quello di rendere il paziente libero da malattia; se ciò non è possibile, il paziente deve essere trattato dall’oncologo  con le terapie disponibili. Qualora siano presenti metastasi diffuse, è stato dimostrato che la  nefrectomia radicale non prolunga la sopravvivenza. Sarà pertanto l’oncologo a stabilire la terapia più indicata nel singolo caso. In casi selezionati si può valutare la necessità di una nefrectomia allo scopo di alleviare i sintomi.

Dopo l'intervento

Il paziente viene incoraggiato ad alzarsi e a camminare quanto prima possibile. È probabile che alla ferita sia applicato un tubicino di drenaggio, che viene rimosso dopo alcuni giorni dall’intervento. Tuttavia, si può fare ritorno a casa anche se il drenaggio è ancora in sede.

Il periodo di degenza in ospedale dipende dall’intervento chirurgico cui si è stati sottoposti; di solito oscilla tra 3-4 giorni dopo una chirurgia robotica o laparoscopica e 7-10 giorni circa dopo un’operazione tradizionale di nefrectomia. Non si possono, tuttavia, escludere a priori eventuali complicanze che prolunghino i tempi di degenza.

Nei primi giorni del postoperatorio è normale accusare dolore o fastidio intorno alla ferita, che possono persistere per qualche settimana. Per controllare il dolore, saranno somministrati (di solito per endovena) dei farmaci analgesici. Se il dolore non si placa, il paziente deve informare al più presto l’infermiere che lo assiste, o il medico curante se è già stato dimesso, in modo che possano prescrivere degli analgesici più efficaci e/o gli eventuali accertamenti del caso.

La regione intorno alla ferita appare per un po’ di tempo livida e gonfia a causa dell’accumulo di sangue o di linfa, ma questi segni scompaiono gradualmente nell’arco di qualche settimana. Talvolta, può essere necessario che il personale medico esegua un drenaggio. Si tratta di un’evenienza rara e spiacevole, ma anche questa tende a scomparire nel tempo, di solito nell’arco di qualche settimana.

All’atto delle dimissioni viene fissato l’appuntamento per la visita di controllo. In tale occasione i medici informano il paziente sulla diagnosi e sullo stadio del tumore e sull’eventuale necessità di ulteriori trattamenti. È questo il momento giusto per discutere di eventuali problemi insorti dopo l’intervento, delle terapie cui il paziente dovrà sottoporsi e degli eventuali effetti collaterali.

Una volta a casa il paziente deve riguardarsi per un po’ di tempo, riposare per recuperare le energie fisiche e psicologiche e seguire una dieta ben bilanciata. Avere cura di sé vuol dire anche evitate un’attività fisica stressante o sforzi fisici eccessivi (ad esempio sollevare pesi) per il tempo necessario alla ripresa.

ATTENZIONE!

Le informazioni presenti nel sito devono servire a migliorare, e non a sostituire, il rapporto medico-paziente. In nessun caso sostituiscono la consulenza medica specialistica.

Pur garantendo l'esattezza e il rigore scientifico delle informazioni, Aimac declina ogni responsabilità con riferimento alle indicazioni fornite sui trattamenti, ricordando a tutti i pazienti visitatori che in caso di disturbi e/o malattie è sempre necessario rivolgersi al proprio medico curante.


© AIMAC 2022. Tutti i diritti sono riservati. La riproduzione e la trasmissione in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, elettronico o meccanico, comprese fotocopie, registrazioni o altro tipo di sistema di memorizzazione o consultazione dei dati sono assolutamente vietate senza previo consenso scritto di Aimac.