Conoscere l’estensione della malattia tumorale consente di ottenere lo stadio clinico del tumore, informazione che è utile allo specialista per valutare la prognosi e stabilire il trattamento più idoneo per il singolo caso.

Stadio

è un termine utilizzato convenzionalmente dai medici per descrivere l’estensione locale di un tumore sia a livello locale che al di fuori dell’organo da cui ha avuto origine (metastasi). La stadiazione rappresenta, quindi, un momento indispensabile per inquadrare correttamente i passi terapeutici e i controlli più adeguati. Per una stadiazione corretta, il clinico (dermatologo, chirurgo, oncologo) che ha in carico il paziente può richiedere diversi esami. Se non vi sono sintomi, possono essere sufficienti analisi del sangue, radiografia del torace, ecografia dell’addome e delle stazioni linfonodali regionali, ossia più vicine alla sede del melanoma, mentre indagini più approfondite possono essere richieste in presenza di sintomi particolari o in caso di sospetto di metastasi. Queste possono includere tomografia computerizzata, risonanza magnetica nucleare o tomografia con emissione di positroni (PET).

Tomografia computerizzata (TC): tecnica radiologica che permette di ottenere una valutazione molto accurata delle strutture interne del nostro corpo con una risoluzione che si avvicina ai 2-3 millimetri. È di per sé indolore e ben tollerata e la sua esecuzione richiede circa 10-30 minuti.

In campo oncologico, per ottenere immagini ancora più chiare il radiologo in genere impiega un mezzo di contrasto contenente una sostanza tracciante radioattiva che viene somministrata per iniezione in vena. Prima della TC si devono eseguire degli esami del sangue e delle urine, i cui risultati devono essere consegnati al radiologo. All’inizio della procedura il medico inietta il mezzo di contrasto in una vena del braccio. Talvolta questa sostanza può causare una lieve sensazione di calore, che scompare rapidamente. È importante informare preventivamente il medico se si soffre di allergia per prevenire reazioni piuttosto serie. La TC determina l’acquisizione di un’importante dose di raggi X.

Risonanza magnetica nucleare (RMN): procedura diagnostica simile alla TC, ma usa i campi magnetici anziché i raggi X per dare una serie di immagini in sezione trasversale delle strutture interne dell’organo oggetto dell’esame. La presenza di pacemaker, clip chirurgiche, perni ossei, ecc. costituisce una controindicazione all’utilizzo della RMN. È bene informare il medico se si è lavorato nell’industria dei metalli, perché talvolta particelle metalliche anche microscopiche possono essersi infiltrate nell’organismo. Se ci sono controindicazioni, la RMN può essere sostituita con un altro esame.

In alcuni casi si fa uso di un mezzo di contrasto iniettato in una vena del braccio allo scopo di migliorare la qualità delle immagini. L’esame dura circa 30-60 minuti, durante i quali si deve rimanere quanto più fermi possibile sul lettino all’interno di un cilindro di metallo.

Tomografia ad emissione di positroni (PET): procedura diagnostica che si basa sulla conoscenza che le cellule tumorali assorbano più glucosio delle cellule normali; sfruttando questa proprietà consente di documentare la presenza di tumori anche di piccole dimensioni ed è utilizzata soprattutto qualora si sospetti una recidiva della malattia. Per questo un paio d’ore prima dell’esame si somministra in vena un composto contenente glucosio marcato radioattivamente, che si diffonde in tal modo in tutto il corpo. Attraverso il computer il medico nucleare visualizza le parti che hanno assorbito maggiormente il glucosio e valuta il significato di quest’assorbimento.

Normalmente il melanoma si classifica secondo quattro stadi:

  • stadio I e II: non sono presenti metastasi;
  • stadio III: sono presenti metastasi ai linfonodi regionali;
  • stadio IV: sono presenti metastasi a distanza.

Sulla base dello spessore e delle caratteristiche del melanoma, può essere necessario asportare i linfonodi regionali adiacenti per esaminarli al microscopio e verificarne l’invasione effettuando quella che viene chiamata biopsia del linfonodo sentinella. Una volta accertata la diagnosi ed effettuata la stadiazione del tumore, il clinico elabora un piano di trattamento su misura per le esigenze del paziente, tenendo conto dell’età e delle condizioni generali, delle caratteristiche e dell’estensione del tumore, e di altri eventuali fattori. 

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