Solitamente il percorso diagnostico comincia dal medico di medicina generale che, per mezzo della palpazione dei testicoli, una manovra rapida e semplice, rileva elementi fondamentali per la diagnosi, quali:
- progressivo aumento, a volte anche rapido, delle dimensioni di un solo testicolo con indurimenti solitamente non dolorosi;
- presenza di noduli lisci o ruvidi, solitamente non dolorosi, sulla superficie di un testicolo;
- struttura ruvida e irregolare del testicolo;
- sensazione di tensione, indolenzimento diffuso o pesantezza nella regione dei testicoli o in quella inguinale, con aumentata sensibilità al tatto;
- ipersensibilità al tatto nella regione dei testicoli.
Dopo la visita, prescrive gli esami del caso e, se lo ritiene opportuno, suggerisce di consultare lo specialista urologo. Gli esami più richiesti sono le analisi del sangue e l’ecografia dei testicoli. Nel caso in cui si sospetti sin da subito che la malattia possa essere in fase avanzata, gli esami possono comprendere anche la tomografia computerizzata o la risonanza magnetica.
Ecografia
È una tecnica radiologica che utilizza le riflessioni di un fascio di ultrasuoni per formare un’immagine degli organi interni del corpo. Oltre a stabilire la natura di un nodulo, consente di differenziare i noduli solidi dalle cisti. Una piccola sonda ecografica emette un fascio di ultrasuoni, le cui riflessioni sono convertite in immagini tramite un computer. L’ecografia è totalmente innocua e indolore, e dura solo pochi minuti.
Esami del sangue
I tumori possono rilasciare nel sangue quantità più elevate di alcune sostanze che prendono il nome di marcatori tumorali, i cui livelli si misurano con una semplice analisi del sangue. Valori nella norma non escludono la presenza della malattia, mentre è raro, ma possibile, che valori elevati indichi necessariamente la presenza di un tumore.
Molti non seminomi e alcuni seminomi rilasciano nel sangue dei marcatori tumorali. Se il tumore da cui siete affetti libera marcatori tumorali, dovrete abituarvi a questo tipo di controllo.
Tre sono i principali marcatori del tumore del testicolo:
- alfafetoproteina (AFP), spesso aumentata in presenza di non seminomi;
- frazione beta della gonadotropina corionica umana (β-hCG), spesso aumentata nei non seminomi e talvolta nei seminomi;
- lattato-deidrogenasi (LDH), che può risultare aumentata sia nei seminomi sia nei non seminomi.
I marcatori tumorali sono utili per
- formulare la diagnosi;
- stabilire se il tumore si è diffuso al di fuori del testicolo;
- monitorare le condizioni dopo l’intervento;
- verificare la risposta al trattamento;
- escludere la presenza di una recidiva.
I marcatori tumorali si misurano prima e dopo l’intervento, in genere entro una settimana. La rapidità con cui i loro livelli ritornano nei limiti della norma fornisce ai medici indicazioni circa il rischio che la malattia si ripresenti e, di conseguenza, è utile a pianificare il trattamento più indicato per il singolo caso.
Risonanza magnetica
Nei rarissimi casi in cui l’ecografia non fornisce informazioni sufficienti sulla natura di un nodulo si può ricorrere alla risonanza magnetica (RM), una tecnica radiologica che utilizza i campi magnetici e che può fornire un’immagine dettagliata della strutture interne di un organo. L’indicazione a questo uso per la RM è molto raro ed è deciso dallo specialista.
Esame istologico
Nel tumore del testicolo, la diagnosi definitiva si può ottenere soltanto dopo aver analizzato il tessuto tumorale con l’esame istologico. L’orchiectomia si esegue quando gli esami e la visita eseguiti prima dell’intervento fanno ritenere pressoché certa la natura maligna di un nodulo. Alcune volte, quando il quadro è sospetto ma non certo, durante l’intervento si esegue un prelievo (biopsia intraoperatoria), che è inviato immediatamente in laboratorio per l’esame istologico estemporaneo effettuato con la tecnica del congelamento. Nel caso in cui un tumore del testicolo sia identificato durante l’esame estemporaneo, si procede all’asportazione dell’organo nella stessa seduta.
L’esame istologico definitivo, che è eseguito dall’anatomopatologo, consente di identificare il tipo istologico della malattia (seminoma o non seminoma) e altre caratteristiche come l’invasione delle cellule tumorali nei tessuti vicini o nei piccoli vasi circostanti. Sulla base del risultato dell’esame istologico si sceglie la terapia più indicata per il paziente.
Orchiectomia
L’intervento di orchiectomia consiste nell’asportazione del testicolo e del funicolo spermatico ed è importante non solo per la conferma diagnostica, ma anche per l’asportazione del tumore. È il trattamento principale se il tumore non si è diffuso al di fuori del testicolo. In questo caso, se il rischio di ripresa della malattia è basso, l’intervento potrebbe essere l’unico trattamento.
L’incisione avviene a livello della cute dell’inguine, dal lato interessato. Da questo accesso si arriva al testicolo estraendolo dal suo contenitore, lo scroto.
Nel corso dell’intervento, il chirurgo può inserire nello scroto un testicolo artificiale (detto impianto o protesi). Se il paziente non è in grado di decidere se questa è la soluzione che preferisce, è possibile rimandare a un secondo momento questa parte dell’intervento. Il chirurgo illustra vantaggi e svantaggi del testicolo artificiale, descrivendone anche l’aspetto e la consistenza dopo l’intervento.
Tomografia computerizzata (TC)
La TC è una tecnica radiologica che si esegue presso il servizio di diagnostica per immagini e che permette di ottenere immagini tridimensionali delle strutture interne di un organo su piani successivi. Le immagini così prodotte sono inviate a un computer che le elabora per dare poi il quadro dettagliato delle strutture esaminate. Questa tecnica è di per sé indolore e ben tollerata; tuttavia, bisogna segnalare se si è allergici o se in occasione di esami simili si sono registrati degli episodi di malessere, in modo da effettuare una preparazione all’esame. La TC del torace e dell’addome è fondamentale per rilevare anche eventuali masse tumorali (metastasi) ed evidenziarne dimensioni e posizione. Le metastasi sono localizzate con maggiore frequenza ai linfonodi profondi dell’addome (retroperitoneo), meno frequentemente al polmone, ai linfonodi del torace, al fegato e, in casi eccezionali, a ossa e cervello.