La terapia radiorecettoriale (PRRT o RLT) utilizza un radiofarmaco, che viene somministrato per via endovenosa. Le radiazioni emesse dal lutezio sono in grado di danneggiare e uccidere le cellule tumorali, bloccando in tal modo la crescita del tumore. Spesso i benefici della terapia si mantengono per lunghi periodi dopo la sua conclusione.
Le sedute di terapia radiorecettoriale si effettuano in regime di ricovero ogni 2 mesi in genere per 4 volte.
Affinché il paziente possa essere sottoposto a terapia radiorecettoriale, è necessario che le cellule tumorali evidenzino alla PET con gallio (v. Diagnosi per i tumori neuroendocrini) un’elevata espressione di recettori per la somatostatina.
La terapia radiorecettoriale trova impiego prevalentemente per il trattamento dei tumori neuroendocrini intestinali e pancreatici metastatici, per lo più dopo una mancata risposta ad altre terapie, in particolare agli analoghi della somatostatina. Benché la terapia radiorecettoriale sia generalmente molto ben tollerata, vi è un minimo rischio di effetti collaterali a lungo termine che interessano prevalentemente il midollo osseo.