Il trattamento del tumore della prostata, come tutte le terapie antitumorali, può causare effetti collaterali a breve e a lungo termine. È, quindi, importante che prima di essere sottoposti a qualunque trattamento siate correttamente informati per valutare con attenzione gli eventuali rischi e le possibili soluzioni, così da effettuare una scelta consapevole, tenendo, tuttavia, sempre ben presente che non è possibile prevedere con certezza quali effetti collaterali si manifesteranno nel singolo caso.

 

Funzione sessuale

In momenti di particolare stress emotivo e/o fisico, come accade di fronte alla diagnosi di tumore o durante i trattamenti oncologici, è possibile che si perda interesse per il sesso e che il desiderio sessuale (libido) diminuisca. Questa condizione, però, è reversibile e potrà risolversi non appena vi sentirete meglio. In alcuni casi la disfunzione erettile, non essendo dovuta solo a fattori meccanici legati al trattamento, ma anche alle esperienze personali, può non essere definitiva e dunque può migliorare col tempo (eventualmente ricorrerendo ad aiuti farmacologici). Purtroppo molti uomini, indipendentemente dall’età, hanno difficoltà a parlare con il proprio medico di questioni personali come la sessualità, e alcuni non riescono a farlo nemmeno con il partner per paura di essere respinti o non capiti.

Il primo passo è quindi vincere questa resistenza parlando con il medico, con il partner o con un amico, manifestando le proprie ansie e paure. Il secondo passo potrà consistere nel ricorso a una ‘riabilitazione/terapia della funzione sessuale’ con la somministrazione di farmaci specifici e nel supporto psico-sessuologico individuale o di coppia. 

L’urologo-andrologo potrà prescrivere farmaci per la disfunzione erettile da assumere in compresse prima del rapporto sessuale attenendosi scrupolosamente ai tempi e alle dosi indicate. Tra questi i più diffusi sono  quali sildenafil (Viagra®), tadalafil (Cialis®) e vardenafil (Levitra®, Vivanza®), avanafil (Spedra®, Rabestrom®, Sildenafil generici). Queste molecole aumentano l’afflusso di sangue all’interno del pene e, perciò, consentono di raggiungere l’erezione. 

Sono disponibili anche farmaci somministrabili localmente, con iniezione sottocutanea nel pene eseguita con un ago molto sottile, simile a quello utilizzato per la somministrazione dell’insulina. Tra questi i più usati sono alprostadil (Caverject®) o la papaverina. Queste sostanze riducono il calibro dei vasi sanguigni, rallentando il flusso del sangue, che viene trattenuto nel pene, provocando un’erezione immediata. In molti casi si ottengono buoni risultati, anche se gli svantaggi sono il fastidio di dover praticare l’iniezione poco prima del rapporto e la possibile sensazione di dolore durante l’erezione.

Se i farmaci non funzionano,  è possibile ricorrere ad un dispositivo  esterno (vacuum device), che, applicato alla radice del pene, genera una pressione negativa, determinando un aumento di flusso sanguigno nel pene e quindi l’erezione, o al posizionamento di una protesi nel pene. L’impianto di una protesi è una procedura chirurgica che richiede un breve ricovero ospedaliero e l’anestesia, e che è indicata solo in pazienti selezionati, che hanno determinate caratteristiche.

La maggior parte degli uomini con problemi di disfunzione erettile in seguito alla prostatectomia o alla radioterapia probabilmente trarrà vantaggio dai trattamenti descritti, ma ogni paziente è diverso dall’altro e il consiglio di uno specialista e un apposito counselling potranno essere molto utili.

Per approfondire:

Maggiori informazioni sulla sessualità sono disponibili su Sessualità e cancro.

 

 

Infertilità

Alcuni dei trattamenti per il cancro della prostata possono comportare il rischio di sterilità, il che vuol dire che non si ha più la possibilità di procreare per l’assenza di cellule germinali o per la presenza di alterazioni a loro carico, con conseguenti effetti sulla funzione degli spermatozoi. È importante che discutiate il rischio di sterilità col vostro medico prima di iniziare il trattamento e, se lo riterrete opportuno, chiedete informazioni per l’eventuale crioconservazione del seme.

Per approfondire:

Maggiorni informazioni sulla fertilità sono disponibili su Padre dopo il cancro.

 

 

Incontinenza urinaria

Perdere il controllo della vescica può essere una conseguenza della malattia in sé o del trattamento, anche se sono stati compiuti progressi notevoli sia per limitare la possibilità che si verifichi sia per risolverlo qualora si sviluppi.

L’incontinenza urinaria si può attenuare e risolvere gradualmente eseguendo esercizi specifici di fisioterapia mirati al recupero della capacità di trattenere l’urina in vescica. Se la fisioterapia non si rivela efficace e il problema persiste per mesi dopo l’intervento, è bene rivolgersi nuovamente allo specialista per valutare altre soluzioni terapeutiche.

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