Nella pianificazione del trattamento, l’oncologo tiene conto di diversi fattori, i più importanti dei quali sono: l’organo interessato, il tipo e l’estensione del tumore, i fattori biomolecolari, le condizioni generali del paziente.

La frequenza e la durata del trattamento dipendono da diversi fattori quali il tipo di tumore, i farmaci somministrati, la risposta ai cicli di trattamento già effettuati, gli effetti collaterali.

Prima del trattamento, il paziente è sottoposto a una serie di analisi del sangue ed eventualmente anche a radiografie o altre indagini strumentali. Inoltre, l’oncologo annota il peso e l’altezza per stabilire l’esatto dosaggio della chemioterapia. La chemioterapia per infusione endovenosa è generalmente articolata in cicli, ognuno dei quali prevede, a seconda del farmaco, una o più sedute di trattamento, la cui durata può variare da qualche ora a qualche giorno. Ogni seduta è seguita da un periodo di riposo variabile da qualche giorno a qualche settimana per consentire all’organismo di smaltire gli eventuali effetti collaterali del trattamento e, in particolare, per permettere alle cellule ematiche di tornare a valori normali. Il completamento dei cicli chemioterapici necessari per il trattamento della malattia può richiedere diversi mesi.

Alcuni pazienti in trattamento con chemioterapia orale assumono dosi giornaliere di farmaco più basse per diverse settimane o mesi, prima di sospendere eventualmente la terapia per un certo periodo.

Di norma, prima dell’inizio della chemioterapia, si ha la possibilità di parlare approfonditamente con l’oncologo per chiedere ogni informazione.

Modifiche al piano di trattamento

L’oncologo valuta costantemente gli effetti del trattamento sulla malattia attraverso una serie di controlli periodici (esami del sangue e delle urine, raggi X, TC, RMN, PET). Se le dimensioni del tumore risultano ridotte o stabili, la terapia è considerata efficace; in caso contrario, è necessario modificare il piano di trattamento e considerare la possibilità della somministrazione di altri farmaci.

Anche la comparsa di effetti collaterali particolari a carico di alcuni organi (tra cui midollo osseo, reni, fegato, nervi periferici) può richiedere la modifica del piano di trattamento. Talvolta, potrebbe essere necessario differire il trattamento per permettere al midollo osseo, temporaneamente reso inattivo dalla chemioterapia di recuperare la propria attività. A volte il trattamento può essere rimandato, su richiesta del paziente, anche per motivi non prettamente clinici, ad esempio per partecipare a eventi che stanno particolarmente a cuore; la terapia può, infatti, essere programmata in modo tale da non interferire con eventuali impegni importanti o difficilmente derogabili.

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