A seconda del tipo di cancro e dei farmaci usati, le modalità di somministrazione della chemioterapia sono le seguenti:

In casi particolari, la chemioterapia si può somministrare:

A volte, l’oncologo può ritenere opportuno attuare due o più modalità di somministrazione contemporaneamente (ad esempio, endovena e per via orale).
Tranne i chemioterapici somministrati per via intratecale, intracavitaria e in crema per uso topico, tutti gli altri sono assorbiti nel sangue e veicolati nell’organismo, raggiungendo in questo modo le cellule tumorali in tutto il corpo.

Somministrazione per infusione endovena (e.v.)

Quattro sono le principali modalità di somministrazione endovenosa:

  • attraverso un ago-cannula in una vena periferica;;
  • attraverso un catetere venoso centrale (CVC);;
  • attraverso un catetere venoso centrale a inserimento periferico (PICC);
  • attraverso un catetere venoso centrale impiantabile con reservoir (detto port-a-cath).

L'ago-cannula: un tubicino molto sottile che è inserito in una vena del braccio o dell’avambraccio, indicato per terapie a breve termine. Tale procedura può risultare fastidiosa o leggermente dolorosa. Una volta in sede, la cannula è fissata con un cerotto. A questo punto si collega alla cannula il flacone contenente la soluzione farmacologica. La somministrazione avviene per infusione lenta, goccia a goccia, in un tempo che, a seconda del tipo di farmaco, può variare da pochi minuti a diverse ore. In caso di fastidio o comparsa di rossore o gonfiore nell’area in cui è inserita la cannula (o lungo il braccio) oppure qualora si avverta in questo punto una diversa sensibilità durante la somministrazione, si deve informare immediatamente il medico o l’infermiere.

Il catetere venoso centrale (CVC): si tratta di un tubicino di plastica lungo e sottile, che s’introduce sotto cute nel torace in una vena in prossimità del cuore. A differenza dell’ago-cannula, il CVC è applicato in anestesia (totale o locale). Una volta inserito, è fissato al torace per mezzo di punti di sutura o con un cerotto per evitare che fuoriesca dalla vena. Attraverso il CVC è possibile iniettare i chemioterapici, ma anche effettuare prelievi di sangue. Il CVC può rimanere in sede per diversi mesi. Ciò comporta pochissime limitazioni alla vita quotidiana. È necessario ridurre il rischio di infezione attraverso un’attenta igiene delle mani e del punto di inserzione del catetere; il CVC deve essere lavato con soluzione fisiologica secondo le istruzioni suggerite dal personale infermieristico del reparto. È possibile fare il bagno o la doccia, evitando di far penetrare l’acqua nella cute attraverso il punto di inserzione del tubicino. Può essere utile applicare un bendaggio protettivo di plastica trasparente.

Per qualunque problema rivolgersi sempre all’oncologo curante.

Complicazioni:  due possibili complicazioni del CVC sono le infezioni e l’ostruzione. Se compare un rossore o gonfiore nella regione circostante il sito di puntura o se la temperatura sale oltre 38° C, il paziente deve informare il medico, perché potrebbero essere segni di un’infezione in corso. Se questa è confermata, attraverso il CVC si possono somministrare antibiotici. 


Il catetere venoso centrale a inserimento periferico (PICC)
: si tratta di un tubicino di plastica che viene introdotto in anestesia locale attraverso una vena al livello della piega del gomito fino all’altezza del cuore. Una volta introdotto, il PICC è fissato alla cute del braccio. Può rimanere in sede per diversi mesi e attraverso di esso è possibile non solo iniettare i chemioterapici, ma anche effettuare prelievi di sangue.

Sono pochissime le limitazioni alla vita quotidiana. IL PICC non impedisce i movimenti del braccio, né di fare il bagno o la doccia, evitando di far penetrare l’acqua nella cute attraverso il punto di inserzione del tubicino. Richiede una certa attenzione all’igiene e deve essere lavato periodicamente.

Complicazioni: il PICC è soggetto alle stesse complicazioni del CVC, vale a dire infezioni e ostruzione

Il catetere venoso centrale impiantabile con reservoir (port-a-cath):  si tratta di un tubicino lungo e sottile che è inserito completamente sotto cute in una vena a livello del torace e condotto fino a un’apertura all’altezza della clavicola destra, dove è impiantato un piccolissimo serbatoio (port), all’incirca delle dimensioni di un bottone. L’altra estremità del catetere è, invece, collocata in una vena centrale, in prossimità del cuore. Il port appare come un’escrescenza sottocutanea, identificabile al tatto ma generalmente poco visibile, ed è punto dall’esterno per somministrare i farmaci o per prelevare campioni di sangue. 

Complicazioni: il port-a-cath è soggetto alle stesse complicazioni del CVC o del PICC, vale a dire infezioni e ostruzione.

Un metodo ormai molto diffuso, soprattutto per la somministrazione di alcuni tipi di chemioterapia, è rappresentato dalla pompa elastomerica, un dispositivo portatile che viene collegato a una linea centrale tramite CVC, PICC o port-a-cath. Grazie a un meccanismo a molla o a palloncino (elastomero), la pompa è in grado di iniettare gradualmente in vena una quantità controllata di farmaco, in un periodo di tempo variabile da qualche giorno a qualche settimana. Essendo abbastanza compatta, la pompa può essere trasportata in una borsa o in un apposito supporto da fissare alla vita con una cintura. Le istruzioni per la sua manutenzione sono impartite al paziente e a un familiare o amico.

Somministrazione per via orale (p.o.)

In taluni casi la chemioterapia può essere somministrata sotto forma di compresse o capsule da assumere a casa, secondo rigorose istruzioni in merito all’orario e alla modalità di assunzione (es. a stomaco pieno o vuoto). Se, per un motivo qualsiasi, il paziente non riesce a seguire la prescrizione, deve rivolgersi immediatamente al medico curante. La quantità di farmaci consegnata è sufficiente per un ciclo completo di trattamento e deve essere assunta rispettando scrupolosamente la prescrizione dell’oncologo. I farmaci somministrati per bocca, per quanto siano ovviamente più comodi rispetto alla via endovenosa, hanno comunque degli effetti collaterali e, pertanto, devono essere assunti con molta attenzione e precisione nel dosaggio.

Somministrazione per iniezione intramuscolare (i.m.)

Alcuni chemioterapici possono essere iniettati attraverso un muscolo, di solito nel gluteo. L’iniezione può provocare un certo fastidio.

Somministrazione per iniezione sottocutanea (s.c.)

Alcuni chemioterapici possono essere iniettati sotto cute. In genere, si tratta di farmaci miscelati con sostanze oleose che ne consentono un rilascio graduale nel tempo. Queste somministrazioni si chiamano depot, prevedono l’uso di un ago grande e necessitano di un anestetico spray locale. Altri farmaci, come interferoni e interleuchine, sono iniettati, invece, attraverso un ago molto sottile. Si può avvertire un certo fastidio durante la somministrazione.

Somministrazione per iniezione nel fluido spinale (per via intratecale)

Talvolta le cellule tumorali possono invadere il liquor cerebrospinale. In questi casi la chemioterapia può essere somministrata direttamente nel fluido spinale, per via intratecale. Per effettuare questa procedura, il paziente viene sistemato sul lettino con le gambe raccolte; quindi il medico applica un anestetico locale per sedare la regione spinale, introduce delicatamente l’ago nello spazio tra due dischi intervertebrali fino al canale midollare e inietta il farmaco (o la combinazione di farmaci). La procedura dura da 15 a 30 minuti circa e al termine è necessario rimanere a letto sdraiati per qualche ora. È bene bere molto per prevenire la comparsa di un mal di testa che potrebbe persistere per qualche ora; qualora accadesse, si possono assumere degli analgesici. La chemioterapia somministrata per via intratecale generalmente non causa altri effetti collaterali.

Somministrazione per instillazione in una cavità corporea (per via intracavitaria)

La chemioterapia può essere somministrata nella cavità interessata (ad esempio la vescica) attraverso un catetere. Il farmaco (o la combinazione di farmaci) è quindi lasciato agire per un dato periodo di tempo prima di essere eliminato .  Questa modalità di somministrazione può causare irritazione o infiammazione della cavità interessata, ma non è generalmente accompagnata da effetti collaterali in altre parti del corpo proprio perché i farmaci rimangono nella sede in cui sono iniettati. Di conseguenza, l’effetto terapeutico è ottenuto nei soli tessuti che entrano in contatto diretto con il farmaco.

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