I moderni trattamenti di radioterapia, dopo una mastectomia, migliorano significativamente i tassi di sopravvivenza nelle donne con cancro al seno nelle prime fasi. E' la conclusione di uno studio dell'Australian National Health and Medical Research Council, che ha passato in rassegna i tassi di sopravvivenza di oltre 13 mila pazienti di mastectomia in 36 sperimentazioni, paragonando donne sottoposte a trattamento standard più radioterapia, con quelle che hanno ricevuto solo il trattamento standard. La ricerca, appena pubblicata dal Journal of the National Cancer Institute, indica che le donne con alto rischio di ricorrenza del cancro al seno, a cui sono state somministrate dosi ottimali di radiazioni, hanno una probabilità migliore del 6,4% di essere ancora vive 10 anni dopo la diagnosi. Si tratta del primo studio che mette a confronto le sperimentazioni con moderna radioterapia e con tecniche del passato, che talvolta utilizzavano dosi inadeguate o eccessive di radiazione e attrezzature meno efficaci. Ad esempio, nel passato gli effetti collaterali della terapia comprendevano malattie cardiache, perché il trattamento veniva applicato direttamente sulla parete toracica. Altri effetti collaterali, tuttora inevitabili, includono reazioni dermatologiche di breve termine, un leggero aumento di fragilità ossea e un irrigidimento della parete toracica. “Questo studio mette in luce il fatto che somministrando la giusta dose di radiazioni all'area appropriata, si ottengono i benefici evitando la maggior parte degli effetti collaterali”, spiega il principale autore dello studio, l'oncologo di Brisbane Roger Allison. I risultati dello studio - aggiunge - sono in linea con le raccomandazioni del Centro nazionale per il cancro al seno, di somministrare la radioterapia post-mastectomia alle donne con alto rischio di ricorrenza del tumore.

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