L’anticipo è dovuto al fatto che la giornalista del TG 5, per ragioni familiari, non potrà essere presente a Napoli il 3 giugno dove si svolgerà la mattinata clou della Giornata nazionale del malato oncologico. Così è avvenuta a Milano la cerimonia di consegna del tradizionale omaggio, nell’aula magna dell’Istituto Nazionale dei Tumori durante lo svolgimento del convegno “La riabilitazione oncologica: impulso organizzativo” organizzato dalla Fondazione IRCCS dell’INT con la collaborazione di Favo. Il pubblico numeroso ha applaudito a lungo Cristina Parodi per la grazia e la sensibilità con cui ha saputo svolgere il ruolo di testimonial della Giornata, interpretando gli spot realizzati da Mediafriends Onlus a sostegno della Giornata che stanno andando in onda sulle reti Mediaset. All’atto di solidarietà di Mediafriends si è aggiunto quello di SKY che trasmetterà 110 spot sui suoi canali satellitari.
Dopo il più che gradito intervallo, il convegno ha ripreso i lavori basati sulla discussione di tutti gli aspetti legati ai trattamenti riabilitativi e sul censimento (eseguito da Favo) sulle strutture riabilitative esistenti. E’ il primo di questo genere in Italia, nato dalla sinergia tra le associazioni di volontariato e gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e sostenuto dal Ministero della Salute.
L’obiettivo preliminare del censimento è quello di evidenziare che, proprio per la particolarità delle malattie neoplastiche, i pazienti oncologici necessitano di un particolare tipo di riabilitazione. Il censimento risponde quindi alla necessità di indagare l’esistente per superarlo. Il concetto tradizionale di riabilitazione, intesa come recupero di una funzione lesa, infatti, non si addice ai malati oncologici i quali, durante e dopo la malattia, hanno bisogni ben più complessi. Di riabilitazione ne ha bisogno il malato che guarisce e quello che cronicizza la malattia. Senza contare che di cancro si può guarire ma non di meno avere la vita stravolta dalle sue conseguenze invalidanti, con le quali si può convivere solo se aiutati a gestirle. Insomma, la riabilitazione è un diritto per tutti i malati. Va quindi intesa in un’ottica multidisciplinare (psicologica, clinica, fisica, assistenziale e sociale) che miri a reintegrare nella società la persona colpita da tumore.
980 sono stati gli enti censiti, così suddivisi: 186 associazioni di volontariato oncologico che offrono trattamenti riabilitativi, 794 strutture sanitarie (case di cura, ospedali, IRCCS, ambulatori pubblici).
Sul totale degli enti presi in esame il 27,5% (270) non effettuano riabilitazione oncologica. Tra quelli provvisti, la maggior parte offre trattamenti per pazienti colpiti da vari tipi di disfunzioni fisiche, mentre poco più di un terzo offre trattamenti solo per pazienti oncologici.
Il questionario è stato inviato a 710 enti, nel periodo dal primo aprile 2005 al 31 gennaio 2007. Dalle risposte ottenute è stato ricavato un campione di 320 enti. Questi i dati principali che consentono di valutare la congruità dei trattamenti rispetto ai bisogni dei pazienti oncologici:
- In tutti i centri di riabilitazione non esiste un’equipe che decide quali siano i bisogni riabilitativi dei pazienti in uno scambio di opinioni tra varie figure di curanti (il chirurgo, il fisiatra, l’oncologo, lo psiconcologo ecc.), cosicché nel 57,4% dei casi è il fisiatra a prescrivere la riabilitazione. Le prescrizioni del chirurgo sono ugualmente numerose (46%), poco più della metà (25,4%), invece, sono quelle del medico oncologo. In non pochi casi (29,2%) è il paziente stesso a richiedere la riabilitazione per l’insorgenza di disturbi o disfunzioni più o meno gravi. Del resto solo in minima parte (8,5%) il trattamento riabilitativo viene prescritto durante l’intero percorso di cura, mentre nel 45% dei casi vi si ricorre solo dopo che nel paziente si sono manifestati dei sintomi che lo richiedono. Infine si contano sulle punta delle dita i casi in cui la necessità di riabilitazione viene valutata in sede pre-operatoria come conseguenza necessaria al tipo di operazione chirurgica cui il paziente viene sottoposto.
- Anche la concezione multidisciplinare del trattamento riabilitativo lascia a desiderare: solo nel 25% dei centri lo psicologo fa parte dell’equipe riabilitativa, mentre la consulenza del nutrizionista è presente in misura del 33%.
Prevalgono dunque, nella maggior parte dei centri di riabilitazione, una concezione e un’impostazione tradizionali che mirano esclusivamente al recupero della funzione integrale dell’ organo colpito. Dai risultati del censimento nasce il “libro bianco” sulla riabilitazione oncologica che potrà produrre importanti ricadute sia sul piano legislativo in merito alla programmazione sanitaria ed economica, sia su quello organizzativo per quanto attiene agli aspetti di competenza delle istituzioni locali.