Sono Ramona, ho 37 anni, sono una mamma di due splendidi bambini e lavoro come estetista a Milano.
Ho deciso di raccontare la mia storia con la speranza che possa aiutare qualche donna che si sta trovando a lottare come me.

Tutto è iniziato a gennaio del 2024.
Io e mio marito negli anni passati abbiamo faticato molto per avere la nostra prima bambina, è stata concepita con PMA ed è nata nel 2023.
Abbiamo fatto un percorso di PMA perché nel lontano 2004 ho avuto un linfoma DH e quindi ormai ero infertile ma dopo 6 anni finalmente è arrivata Beatrice Pia. Da questo percorso siamo riusciti a conservare un embrione e da qui inizia tutto:

Gennaio 2024 ci rechiamo in Humanitas a Rozzano per iniziare il percorso di visite necessario per il transfer embrionario. Mi prescrivono una eco mammaria.
Molto tranquillamente faccio questo esame, anche perché lo avevo fatto l'anno prima ed era tutto a posto; mi trovano un nodulo. Il medico mi dice subito di sospendere il percorso per il transfer e di fare una biopsia perché quel nodulo non lo convinceva molto; riesco a prendere contatti con un bravissimo medico Senologo dell'ospedale Sacco di Milano il quale mi programma una biopsia per il 4 di gennaio 2024.
Faccio questa biopsia, nella mia testa assolutamente inutile perché ero convinta che il nodulo fosse un residuo di mastite della precedente gravidanza.

Passano i giorni e mi convinco che era tutto a posto altrimenti mi avrebbero chiamata per dirmi che l'esito era brutto. Dopo 16 giorni mi chiamano per andare a ritirare il referto, io e mio marito tranquillo ci rechiamo dal nostro Senologo, ci accomodiamo, mi visita dopodiché arriva un minuto di assoluto silenzio, e io li capisco che c'è qualcosa che non va. "Dall'esame sono risultate delle cellule maligne": da lì il buio, non ricordo una sola parola del medico,
mi sono sentita catapultata in una bolla di sapone dove tutto era ovattato. Per fortuna c'era con me mio marito che ha svoltato tutta la diagnosi. Ci chiedono se vogliamo esser seguiti lì per l'intervento e il 19 di febbraio vengo ricoverata per una mastectomia radicale del seno destro. Ero infuriata con il mondo intero. Perché proprio io? Avevo una bambina di 6 mesi da crescere. Ho passato settimane con questa domanda nella testa, fino a quando ho capito che era una battaglia che avrei dovuto vincere.
Rimango ricoverata tre giorni, felice del fatto che era in ritardo il mio ciclo, mi sentivo più in ordine.

Torno a casa con i drenaggi e passano i giorni e del ciclo non c'è traccia, l'operazione va bene, le ferite stanno guarendo e tolgo i drenaggi, ora che l'operazione è conclusa posso focalizzarmi sul perché non mi sia arrivato ancora il ciclo.
Chiamo il mio ginecologo e mi rassicura sul fatto che l'enorme quantità di stress a cui ero stata sottoposta verosimilmente aveva fatto saltare il ciclo. Io però non sono convinta. Una domenica mattina mando mio marito a comprare un test di gravidanza, non so perché. Faccio questo test con la consapevolezza di esser infertile e quindi quasi con la paura di avere altri problemi di salute. Entro in questo limbo mentale tanto da dimenticarmi il test sul lavandino del bagno. Lo guarderò solo mezz'ora dopo. Positivo. Io non potevo credere a ciò che stavo vendendo.

Da lì impazzisco letteralmente. Chiamo tutti i riferimenti medici possibili e alla fine riusciamo ad avere un appuntamento con un medico dello Ieo di Milano. Il miglior medico che abbia mai potuto incontrare. Si occupa di donne in gravidanza e di cancro. Mi dice che posso portare avanti la gravidanza se voglio, purché venga seguita in un ambiente ostetrico protetto. Mi mette in contatto con una Dottoressa della Mangiagalli a cui io devo tutto. Mi è sempre stata accanto e mi ha curata come se fossi una figlia.
Iniziamo le chemioterapie e le visite per il piccolo miracolo che porto nella pancia. Mesi intensi, di paura e di speranza, vengo ricoverata a 30 settimane perché il mio bimbo cresceva poco e alla fine a 36*5 fanno nascere Ettore, il mio miracolo. Se ho tenuto duro fino ad ora lo devo solo grazie a lui. Ora la mia battaglia continua, con le immunoterapie e le terapie ormonali.

È un percorso lungo. A tratti difficile ma in questa situazione ho avuto modo di imparare a conoscere delle persone che non sono solo medici, non sono solo oncologi, ma sono angeli. Che lottano insieme a noi.

Questo percorso mi ha insegnato che non tutti purtroppo hanno una seconda possibilità. E per me questa è la terza. Che quando si ha una diagnosi di cancro è vero che il mondo crolla sotto i piedi, ma non bisogna mai mollare. Bisogna guardare al futuro con la consapevolezza che possiamo raggiungerlo. Io oggi so che persona sono e cosa voglio esser per me e per i miei bambini.

Spero che questa storia possa aiutare le migliaia di altre donne che si trovato a combattere con questo male e che devono combattere oltre il cancro anche l'ignoranza delle persone che spesso dicono che chi ha avuto un cancro non può avere figli. Non è vero. Bisogna avere speranza e fiducia.

Grazie per avermi dato l'opportunità di raccontarvi brevemente la mia storia.

Ramona

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