Ho deciso di parlare della mia storia perchè quando mi sono ammalata io (nel 2010), è stato molto difficile per me trovare un confronto e un conforto attraverso la condivisione con altre persone, con cui potermi esprimere liberamente e parlare delle paure più profonde, delle curiosità anche banali sul tipo di operazione che avevo fatto, sulle cure, sugli effetti della chemio, ma anche come disegnare le sopracciglia banalmente o cosa usare in caso di menopausa, etc.
Ho anche scritto un libro, raccontando tutto ciò che è successo nei 5 anni di malattia, narrando con trasparenza il vissuto nella coppia, il progetto di maternità che ho dovuto cancellare dalla mia vita, il peso che questo ha avuto sul mio sentirmi donna e moglie. E gli effetti sulla relazione di coppia, sul lavoro, etc.
Quindi abbraccio completamente la vostra missione e credo che testimoniare sia un modo molto bello di poter trasmettere fiducia nella possibilità di farcela, di poter affrontare quanto la malattia porta.
Sono una siciliana di 47 anni, nata a Palermo assieme alla mia gemella, cui è seguita una nuova coppia gemellare. Famiglia numerosa con papà che aveva una panetteria e mamma che ha lasciato l’attività di sarta per dedicarsi a noi 4. Dopo gli studi ho lasciato la Sicilia per seguire possibilità lavorative a Milano. Dove in effetti ho trovato lavoro e amore. Vivo con mio marito da 21 anni, sposati da 10. Abbiamo celebrato il matrimonio a 3 settimane dalla comunicazione della seconda recidiva, cui ha avuto immediato seguito l’isterectomia.
Mi sono ammalata a 33 anni di tumore ovarico. Soffrivo di dolorini al basso ventre a cui non davo peso perchè ero letteralmente abnegata al lavoro che amavo e quindi non dedicavo tempo alla cura di me. In quel momento mi trovavo a Torino per lavoro e solo un caso fortuito (mi ero svegliata nel cuore della notte con un dolore lancinante all’ovaio) ha fatto sì che prendessi appuntamento dalla ginecologa. Dopo 72 ore dall’ecografia ero in sala operatoria. Devo ammettere che nel momento della comunicazione ero da sola, ma le due dottoresse sono state abbastanza morbide nel parlarmi di una massa indefinita all’ovaio, per cui volevano intervenire subito. Ho chiamato mio marito, allora fidanzato, sono rientrata a Milano per preparare il necessario, e insieme siamo tornati a Torino dove qualche ora dopo mi sarei sottoposta al mio primo intervento. Le prime emozioni post diagnosi? Mi sono semplicemente sentita congelata. Non un battito, non un respiro. Non riuscivo a formulare un pensiero di senso compiuto. Solo qualche ora dopo ho realizzato e sono crollata piangente dalla disperazione. Mi è sembrato un colpo troppo duro a 33 anni.
Mia madre è arrivata dalla Sicilia per assistermi nel post operatorio, mio marito è sempre stato con me. Anche negli anni successivi, con una recidiva al peritoneo che mi ha costretta alla chemioterapia e una nuova recidiva all’altro ovaio che, a quasi 5 anni dalla prima diagnosi, ha comportato l’isterectomia totale.
Avevo 37 anni e avremmo voluto un figlio, una famiglia. Ma questo non è successo. Mio marito è ancora con me e siamo ancora molto innamorati.
Sono convinta che la malattia sia stata per me una grande lezione. Mi ha consentito di vedere più chiaramente come volevo vivere la mia vita. Mi ha dato l’opportunità di conoscermi più profondamente e ha condizionato il corso che stavo dando, come potrei dire, più illusorio, nel fare, nel raggiungere traguardi lavorativi ma che mi affaticavano tanto e mi allontanavano da me stessa. Nel 2020 ho deciso di intraprendere un percorso di studi di counseling e da un anno ho conseguito il diploma di Counselor ad indirizzo rogersiano integrato. Sto completando una formazione in Bioenergetica e non smetto mai di studiare. Cerco di approfondire con curiosità tutto ciò che può nutrire la mia anima e il mio benessere, perchè sono convinta che il mio corpo sia stato il mio migliore amico. Ha dovuto alzare un po’ la voce per farmi capire, ma ad un certo punto mi è stato chiaro che qualcosa meritava di essere ascoltato. Il tumore mi ha donato l’amore per me stessa.
Posso dirlo adesso, dopo quasi 15 anni dalla prima diagnosi e dopo l’elaborazione che ne ho potuto fare con tutti gli aiuti e i percorsi di crescita personale, di mindfulness, che ho fatto. Oggi vorrei testimoniare proprio questo, che guarire è una possibilità e che è importante ingaggiarsi in prima persona nella intenzione di guarire e di fare il meglio per sé stessi. E se anche non si ha la possibilità di guarire, si può ambire ad una qualità di vita piena di amore per se stessi, di fiducia e di accettazione amorevole finché c’è vita.
Sono stata fortunata a trovare una psiconcologa che mi ha accompagnata a rivedere le mie credenze malsane e farle diventare dei pensieri sani che mi supportavano nel processo di ritorno alla salute.
Mi piacerebbe accompagnare altre donne che hanno vissuto l’esperienza di malattia a riaffacciarsi alla vita con gioia, fiducia e speranza. E’ la missione che ho abbracciato e a cui voglio dedicare il mio tempo.
Ho trovato AIMAC online, sempre durante la ricerca di spazi di ascolto per persone che hanno vissuto l’esperienza di malattia e vogliono parlarne per aiutare gli altri.
La vostra helpline è meravigliosa e vi ringrazio di cuore per mettervi al servizio di coloro che stanno affrontando questa esperienza nella loro vita e per i caregiver di cui ancora si parla poco ma che sono delle vere eroine al fianco del malato.
Con estrema gratitudine,
Mariarita