Chi sei? Parlaci un po’ di te
Ciao sono Marianna, ho 32 anni e sono di Napoli. Amo tantissimo viaggiare, vedere culture nuove e passare del tempo con amici e familiari. Fino a due anni fa vivevo e lavoravo a Londra da 8 anni, dico vivevo perché due anni fa ho scoperto di avere un tumore al retto e da lì la mia vita è cambiata sia in meglio che in peggio. Al momento lavoro a Napoli, ma il mio obiettivo sarà di ritornare a vivere all’estero di preciso non so dove ma magari questa è un opportunità per avere una nuova avventura.
Arriviamo alla comunicazione della diagnosi, come ti sei sentita in quel momento?
È iniziato tutto nel dicembre del 2022, quando, tornando a casa dalla mia famiglia a Napoli per le feste natalizie, ogni qualvolta andavo in bagno sanguinavo e grazie a mia sorella che, essendo infermiera, notando un susseguirsi di visite al bagno con sangue, mi disse che c’era qualcosa che non andava e che avrei dovuto vedere un chirurgo con urgenza. Da lì, come potete immaginare, sono iniziate un susseguirsi di visite mediche, TAC, biopsie, risonanze magnetiche urgenti, sconforto, paure... mille paure. Ho avuto la prima diagnosi di una massa con la prima colonoscopia il 10 gennaio del 2023 e conferma dalla biopsia di un tumore maligno avanzato il 22 gennaio 2023 e quel giorno mi sono sentita il mondo crollare sotto i piedi. Ricordo che avevo tantissima paura e tantissime domande. Sin dal primo momento i medici mi dissero che avrei dovuto far rientro in Italia e rifare la residenza, così da poter usufruire del sistema sanitario italiano e anche questo per me fu un trauma. Tornata in Italia iniziarono i test genetici per capire perché una ragazza di 30 anni avesse un tumore che si manifesta per la maggior parte in uomini al di sopra dei 60anni. Mi spiegarono che avrei dovuto fare chemioterapia e chemioradioterapia con la speranza che vista la giovane età si sarebbe ridotto o addirittura riassorbito e non operare. E nel caso ci fosse stata l'operazione avrebbero rimosso il retto e avrei dovuto avere un ileostomia temporanea. Prima di iniziare ho dovuto però crioconservare gli ovociti e preservare le ovaie e l'utero con menopausa indotta, perché la radioterapia sarebbe stata incentrata su quella zona e uno degli effetti collaterali avrebbe potuto causare il non funzionamento dell’utero. Fatte chemioterapia e radioterapia a novembre del 2023, mi dissero che il tumore si era ridotto e che avrei dovuto affrontare l'operazione che tanto temevo e che avrebbero tolto tutto il retto per essere sicuri, quindi avrei dovuto avere un ileostomia temporanea. Quel giorno ho dovuto digerire due notizie: la prima dell’operazione e la seconda accettare di vedermi allo specchio con un ileostomia sulla pancia. Ovviamente non è stato per niente facile, ma alla fine, con alti e bassi, sono riuscita a conviverci e ho potuto vivere la vita quasi con normalità .
Fatta l’operazione, nel dicembre 2023 la buona notizia fu che il tumore era stadio uno e non c’era bisogno di fare altre chemio o radioterapie e che avrei soltanto dovuto aspettare per l’operazione di ricanalizzazione (quindi la chiusura della stomia e il ripristino dell’intestino) che è avvenuta solamente a febbraio del 2025.
Al momento mi sto ancora riprendendo dall'operazione e sono ancora sotto controllo oncologico, ma ho tanta forza di volontà e non vedo l’ora di poter mettere un punto a tutto questo.
Chi ti è stato accanto?
Sono stata fortunata perchè ho avuto i miei genitori, mia sorella, i miei zii e cugine e poi i miei più stretti amici. Tutti ovviamente spaventati quanto me, ma che sono riusciti a darmi tanta forza.
Credi che il percorso che hai affrontato ti abbia resa una persona diversa?
Sinceramente credo che qualsiasi persona che abbia affrontato la malattia cambi e sono cambiata anche io.
Ho scoperto un lato di me stessa che non credevo di avere, un lato coraggioso, con tanta pazienza e con tanta voglia di combattere e di vivere. Ovviamente ci sono stati alti e bassi, tanti momenti di sconforto, ma anche grazie al sostegno della mia famiglia, dei miei amici e di un supporto psicologico ciò che non credevo di poter affrontare l'ho affrontato!
Com'è avvenuto il tuo incontro con Aimac?
Quando ho ricevuto la notizia ho iniziato a fare delle ricerche su Google e ho trovato degli articoli che mi hanno aiutato a capire quali erano i miei diritti e leggendo anche alcune storie, che mi hanno aiutato ad accettare e a sentirmi meno sola in questo cammino.
Chi sei oggi?
Oggi sono una Marianna con tanta voglia di vivere, con un po’ più di pazienza verso tutto e tutti, con più coraggio e che cerca di vivere la vita pienamente, senza rimandare progetti o avventure. Ma soprattutto sono una persona grata alla vita e al personale medico per avermi dato una nuova vita.
Perché hai deciso di condividere la tua storia?
Ho deciso di condividere la mia storia perché vorrei poter aiutare i giovani ragazzi che stanno affrontando lo stesso problema a sentirsi meno soli, ad avere sempre speranza e a combattere anche quando è estremamente difficile e vorrei poter dire loro: non avete fatto niente per “meritarvi questa malattia”. Dico questo perché la prima reazione alla diagnosi è chiedersi “cosa ho fatto di male per meritarmi tutto questo”, o almeno così è successo a me. Col tempo ho imparato ad accettare la diagnosi e a dire a me stessa che è “capitato” perché avevo bisogno di fermarmi, di prendermi cura di me stessa e di evolvere.
Vorrei concludere con una frase che a me ha aiutato molto durante questo periodo: “ There’s a hope that’s waiting for you in the dark", che tradotto significa “C’è una speranza che ti aspetta nell ‘oscurità".