Oggi sono una donna di 48 anni, abito in Umbria sul lago Trasimeno dove, con mio marito Gianni, abbiamo una Casa Vacanze di alloggi insoliti che puntano all'ispirazione di connessione con la Natura, l'amore che scorre fin da piccola nelle mie vene, sono infatti anche volontaria attiva del WWF nel contrasto al bracconaggio, celebro unioni spirituali di cui scrivo i testi personalizzati incentrandoli sempre sul rapporto con gli elementi naturali e il contatto con Madre Terra.
Conobbi mio marito quando entrambi avevamo 30 anni e poco dopo iniziai ad accusare mal di testa, forte dolore all'occhio destro che era nel frattempo diventato molto rosso. In seguito ad una serie di visite oculistiche, le prime senza aver risolto nulla, ebbi la fortuna di trovare un eccellente medico all'ospedale di Siena che si insospettì e in seguito al primo intervento chirurgico, mi fu diagnosticato il melanoma congiuntivale con infiltrazione profonda della cornea. Il mio percorso proseguì poi al policlinico universitario di Padova per 17 anni, durante i quali mi sono sottoposta ad altri interventi chirurgici, chemioterapia locale, radioterapia tramite applicazione di placca radioattiva (brachiterapia), trapianti di cellule staminali.
Quando il primo medico mi convocò per comunicarmi l'esito dell'esame istologico, capii subito che qualcosa non andava; ho percepito l'atteggiamento premuroso e la delicatezza nel pronunciare quelle specifiche parole con una giovane donna: "E' un tumore maligno", un profondo e ombroso rintocco di campana che suona morte, certa, senza scampo. Sapevo già che più si è giovani e più il tumore corre veloce, lo sapevo perchè avevo perso il mio adorato papà, molti anni prima, che aveva solo 49 anni, vivo ancora la sua perdita come mi fosse stata amputata una parte del corpo, la mia anima strappata a metà. Ho pensato cosa avesse provato lui nello stesso momento quando gli fu diagnosticato il tumore al colon, sono certa che il suo pensiero sia andato a me che avevo 22 anni e che lui era l'unica fortezza nella mia vita, così sempre uniti. Ho pensato che ero troppo giovane, che avevo tanti desideri da realizzare, che finalmente molti li avrei potuti seguire proprio in quel momento della mia vita che avevo incontrato la persona giusta, il mio futuro marito ma come avrei fatto a dirglielo...lui che aveva già perso entrambi i genitori a causa dei tumori, ora aveva anche la fidanzata di cui preoccuparsi, cosi' giovane e ancora una vita senza pace. Mi sono passati tantissimi pensieri per la mente mentre il medico parlava e mi spiegava il percorso da fare, quasi non lo sentivo più, stordita da una marea nera come il petrolio che avanza distruggendo vita. Tornai a casa, non versai una lacrima, ne avrei versate milioni molto più avanti e ne parlai con il mio fidanzato. Quale futuro incerto per noi così giovani, quali sacrifici, ci sarebbe mai stata la possibilità di avere un bambino? e se poi fossi morta? il mio viso come sarebbe cambiato, avrei perso l'occhio? e tantissime altre domande senza avere nessuna risposta certa per un barlume di speranza a cui aggrapparsi; così gli dissi che sarebbe stato libero, lui che una famiglia avrebbe voluta formarla, con me da quel momento non aveva piu' certezze; mi rispose che saremmo andati avanti insieme, sempre e comunque. Mio marito è il mio angelo custode, è lui il vero guerriero e così ho pensato che avrei dovuto combattere per quell'amore, il nostro, per mio padre, per i suoi genitori, per la nostra vita da creare. Siamo ancora qui, dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, il tumore ha perso non solo con il mio corpo ma anche con le nostre anime. Il percorso è stato molto lungo, estenuante e siccome da quel momento ha fatto parte della mia vita decisi di dargli un volto e una storia per combatterlo meglio, lo chiamai "Il nero folletto del ponte", il ponte che avrei percorso ogni giorno per segnare la mia strada su questa terra, il ponte tra questo e l'Altromondo, il ponte che percorro ancora oggi, non più con assi sconnesse pronte a cedere sotto i miei passi ma ora un ponte stabile, rinnovato che conduce nel mio rigoglioso verde bosco di energia e ricco di vita. Questa visione mi ha aiutata a focalizzare i passi sul sentiero delle cure come obiettivi luminosi da raggiungere, a vedere le speranze nascoste tra i rami, i sogni tra gli animali che avrei incontrato, gli spiriti della natura come confidenti, pronti ad accogliere quelle lacrime che non potevo versare con le persone, perchè nessuno sa come affrontare e cosa dire in certi momenti, la connessione con la natura è stata il rinnovo energetico, un importante sostegno per la mia identità spirituale quelle volte che desideravo stare semplicemente con me stessa in silenzio.
Mio marito ha sacrificato giorni, lavori, occasioni per me, lui e' la mia armatura; mio zio ci ha sostenuto in ogni modo possibile, lui è il mio papà in questo mondo, i suoi abbracci sono una tenera carezza; anche la nostra cagnolina e la gattina mi sono state affianco, fedeli compagne, guaritrici d'anima nei momenti di sconforto post operatori, guardiane accompagnatrici in casa sui miei passi instabili con l'occhio bendato; la natura e' stata potente alleata dei medici, mi ha permesso di ricaricare ogni volta le energie.
Sono cambiata? certamente, sono una persona totalmente diversa, ora sono la donna che mio padre avrebbe voluto diventassi, fiera, orgogliosa, libera e rispettosa di me stessa; il tumore mi ha resa coraggiosa, determinata, lo ringrazio, ora mi piaccio di più. Forse ricontrerò Il nero folletto del ponte, chi lo sa, se fosse, sicuramente sarà grigio, meno oscuro da combattere perchè ho una forza diversa.
Questo è il motivo per cui ho deciso di condividere la mia storia, la medicina narrativa è un grande aiuto e l'Aimac è un'associazione nota e tra le più impegnate.