Chi sei? Parlaci un po’ di te
Mi chiamo Cristina e sono una donna di 57 anni, lavoro come Funzionario Tecnico presso un'Amministrazione Pubblica, sono sposata, ho una figlia di 29 anni e una nipote di 9. Caratteristiche personali, posso essere dolce ed affettuosa, ma se mi arrabbio non sono per nulla piacevole, non ho un carattere facile, piuttosto testarda e spigolosa, gelosa della mia privacy sono piuttosto solitaria ho 2/3 amiche dall'infanzia seppur apprezzi la buona compagnia non faccio vita mondana, amo molto la mia casa che considero il mio rifugio, il mio giardino al quale mi dedico appena posso ed i miei libri che mi permettono di rilassarmi, evadere e imparare sempre qualcosa di nuovo.
Arriviamo alla comunicazione della tua diagnosi, come ti sei sentita in quel momento?
Tutto è iniziato l'8 marzo 2017, da un semplice controllo era stata rilevata una massa sospetta. La prima sensazione è stata di stordimento, mi era preso un senso di ansia e preoccupazione non tanto per me, tanto per chi mi era vicino e che volevo in un certo senso proteggere. La cosa che più mi ha destabilizzato è stata l'attesa, eterna, dell'esito dell'istologico dell'ago aspirato. Purtroppo sono una pianificatrice ed ho sempre la necessità di sapere cosa viene "dopo" e programmare, altrimenti l’ansia mi porta ad avere attacchi di panico, che comunque ho imparato ad affrontare. Avuto l’esito e capito cosa andasse fatto ho dovuto affrontare la mia famiglia, marito, figlia, madre anziana, sembrerà strano, ma è stato molto molto difficile dire loro che avevo un tumore, che dovevo operarmi e che probabilmente avrei dovuto affrontare un lungo percorso di cure.
Chi ti è stato accanto?
Premettendo il fatto di aver taciuto tutto il percorso pre operatorio a tutti, solo mio marito, una mia zia e un amico di famiglia ne erano a conoscenza. Mio marito ha affrontato la cosa a modo suo, non lunghi silenzi ed abbracci stritolanti, ma sempre al mio fianco, mia zia che vive tutt'ora coinvolta dalla stessa malattia è stata colei che in realtà mi è stata di grande aiuto, ed un amico di famiglia anche lui passato per questa stretta porta, facendomi sentire la presenza costante. Mia figlia l'ha saputo il giorno prima dell'intervento come la mia anziana madre, alle quali avevo minimizzato il tutto sperando si risolvesse velocemente, ma l'una per un motivo, l'altra per altri non affermare mi siano state di grande sostegno, più che altro non ho percepito la loro vicinanza, che da un certo punto di vista mi ha ferito, è ben vero che il carro trainante della Famiglia sono sempre stata io, ma in quella condizione avrei desiderato una presenza più attiva.
Credi che il percorso che hai/stai affrontando ti abbia resa una persona diversa?
Sicuramente sono cambiata e in maniera profonda, ho acquisito più consapevolezza del mio tempo e della mia vita, sono più tollerante nei confronti del prossimo
ho imparato a gestire il mio tempo in maniera differente, ho eliminato tantissime conoscenze che mi appesantivano senza arricchirmi. La sensazione che spesso provo è quella di sorvolare la vita dall'alto fermandomi solo dove c’è qualcosa che mi interessa. Mi commuovo molto più facilmente, ma questo forse fa parte dell'età, apprezzo le piccole cose che rendono meravigliosa la vita. Ho imparato ad accettarmi come sono con il mio corpo dolorante e drasticamente cambiato.
Com’è avvenuto il tuo incontro con Aimac?
ho cercato on line informazioni su come gestire le terapie, ed è stato il sito che più mi ha dato informazioni, in quanto in ospedale non avevo trovato il supporto che volevo per poter affrontare nel modo migliore il tutto. Ma soprattutto mi ha aiutato tantissimo ad affrontare il percorso di mia madre malata terminale, in quanto è stato un percorso in parallelo, il mio ed il suo, io ad aprile 2017 sono stata operata di carcinoma mammario, lei a maggio 2017 per un carcinoma alla vescica. L’ho assistita nel suo percorso di cure, che da un certo punto di vista, mi ha distratto da quanto mi stava succedendo, di quel periodo turbolento e molto pesante ricordo la perenne stanchezza fisica, ma soprattutto mentale. Nonostante ciò ho sempre cercato di andare al lavoro, in quanto era diventato una sorta di distrazione e di ancora alla realtà di tutti i giorni. Si combatte come leoni e si va avanti come treni in corsa, senza soffermarsi troppo, il guaio è che terminate le terapie ospedaliere (chemio e radio), mi sono sentita improvvisamente a pezzi, non avevo più energia per fare nulla, mi vedevo orrenda, ingrassata, senza capelli, stanca da morire, ma non potevo fermarmi per seguire comunque mia madre, la quale era in una fase piuttosto critica. Quindi ho chiesto aiuto ad un’associazione locale che collabora con una psico-oncologa, medico e donna straordinaria, che mi ha riportato con i piedi per terra ed è stata importantissima perché la situazione con mia madre era sempre più critica. Ora il tempo è passato, la mia mamma è mancata lo scorso anno e posso dire che nonostante sia stato un percorso lungo e doloroso è morta nel suo letto, grazie all’incredibile impegno di medici e infermieri dell’assistenza domiciliare che non finirò mai di ringraziare, questa per me è stata una grandissima consolazione e naturalmente grazie ad AIMAC che mi ha dato informazioni utilissime.
Chi sei oggi?
Credo di essere una persona migliore, più solare, meno seriosa ed esigente con me stessa e con gli altri. Continuo la mia terapia ed a fare controlli ogni sei mesi, la mia vita è cambiata, in meglio direi, dedico del tempo per fare cose che mi danno soddisfazione e mi fanno stare bene e spesso rido di cuore, mi basta poco per essere serena, un libro, i miei quattrozampe e il mio adorato giardino e la compagnia di mia splendida nipote.
Perchè hai deciso di fare questa intervista?
Spero di poter aiutare chi sta affrontando l'inizio di questa avventura, vorrei poter dare la forza, speranza e fiducia, vorrei poter abbracciare forte chi sta lottando perchè un abbraccio ha un valore immenso vuol dire ti capisco, ti sono vicino e combatto con te. Credo sia molto terapeutico, o almeno a me ha fatto questo effetto, quindi tendo a replicarlo con gli altri. Infine perchè in fondo non si capisce mai il valore della vita sino a quando si è sul punto di perderla......