Chi sei? Parlaci un po’ di te

Mi chiamo Cecilia Roccato, ho 47 anni, sono di Roma. Ho un meraviglioso marito e due figli stupendi che oggi hanno 11 e 14 anni. 
Ho studiato sociologia e diritti delle donne ed ho sempre lavorato nella cooperazione internazionale, come naturale continuazione della mia militanza politica e per seguire la mia voglia di conoscere il mondo ed aiutare le persone che stanno peggio di noi, in particolare donne e ragazze. Al momento lavoro per un'agenzia delle Nazioni Unite, per cui viaggiavo molto. Abbiamo vissuto per 10 anni in Ecuador dove sono nati i nostri figli. L'Ecuador mi é rimasto del cuore. Era il posto dove dovevamo fermarci, avevamo appena finiti di costruire una casa di terra in una zona bellissima. Purtroppo nel novembre 2014, dopo strani dolori al seno sinistro mentre allattavo (ho allattato 2 anni ognuno dei miei figli!), ho fatto un'ecografia ed hanno trovato un tumore infiltrante. 

Arriviamo alla comunicazione della diagnosi, come ti sei sentito in quel momento?

All'inizio non potevo credere di avere un tumore al seno a 37 anni! mi sembrava impossibile, ero sempre stata sana, non avevo casi in famiglia, mangiavo bene, facevo sport, avevo allattato tantissimo. In quel periodo ció che mi spaventava di piú era di morire e lasciare i miei figli da soli. Mia figlia aveva solo 2 anni. Mi hanno fatto una mastectomia radicale al seno sinistro, senza ricostruzione e ci tengo a sottolinearlo. dopo due settimane siamo dovuti partire e lasciare il paese per tornare in Italia, dove non vivevamo da 10 anni, per farmi fare la chemioterapia. il percorso è stato duro perché non eravamo piú abituati a vivere in Italia, non avevamo molti riferimenti. 

Purtroppo dopo 3 anni mi hanno trovato un altro tumore nell'altro seno. questa volta piú piccolo e meno aggressivo, ma ho dovuto fare un'altra mastectomia, anche quella volta senza ricostruzione, quindi adesso non ho espansori, né protesi. Uso a volte protesi esterne. 

Non volevo avere sostanze estranee nel mio corpo, né preoccuparmi di ulteriori interventi chirurgici, complicazioni che molte donne hanno affrontato, e non volevo a 41 anni un seno da donna giovane perché non mi ci sarei riconosciuta. Niente mi avrebbe ridato quello che avevo perso, quindi ho preferito cosí. all'inizio con molta tristezza, poi ho trovato dei gruppi di donne su facebook (negli USA all'epoca) che avevano fatto la mia scelta e mi sono sentita capita. 

Ho dovuto fare chemioterapia per la seconda volta, continuando a lavorare perché non potevo perdere un lavoro nuovo. 

Alla fine, dopo 5 anni, dopo che eravamo ripartiti per il Sudamerica sperando che ormai fosse tutto finito, a dicembre del 2023 in un controllo TAC mi hanno trovato metastasi alle ossa, quindi di nuovo siamo dovuti tornare in Italia, di nuovo a fare chemioterapia e adesso mi hanno prospettato anni di farmaci biologici. Io comunque sono fiduciosa. Mi mantengo attiva, faccio attivitá fisica, mangio bene, sono circondata da belle persone.

Chi ti è stato accanto?

Mio marito e mio padre sempre, mia suocera quando ha potuto, mia madre poco perché é una persona difficile e preferisco tenermene lontana. Gli amici anche, ma dati i tanti spostamenti tra Italia ed estero piú nella distanza. 

Credi che il percorso che hai affrontato ti abbia resa una persona diversa?

Sinceramente no. non credo nella retorica della malattia che ti cambia. Anzi, purtroppo ho visto molta gente diventare piú egoista e incattivita contro il mondo perché gli altri non hanno il cancro e tu si. 

Io ho cercato sempre di fare la mia vita e di essere me stessa. Magari sto piú attenta a godermi alcuni momenti, ma sento che non posso vivere la vita sempre pensando che ho il cancro e potrei morire presto. Alla lunga diventa una pressione anche quella per me. 

Com'è avvenuto il tuo incontro con Aimac?

Seguo la pagina di facebook di AIMAC.

Chi sei oggi?

Una donna resiliente, forte, che cerca di essere un esempio di resilienza e di forza per altre persone, che non ha mai smesso di vivere, neanche nei momenti piú bui. Una persona riconoscente alla scienza per avermi fatto arrivare fin qui. 

Perché hai deciso di condividere la tua storia?

Per dare speranza e far conoscere la mia storia di donna che non ha voluto la ricostruzione del seno, contro la retorica dell'essere sempre belle per forza e come dice il mainstream.

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